Legambiente ha analizzato lo stato di salute del Mediterrano e ha scoperto che l’inquinamento da petrolio ha raggiunto livelli record

Continua il viaggio della Goletta Verde di Legambiente per indagare sullo stato di salute dei nostri mari. Dopo aver scoperto che moltissimi dei nostri lidi soffrono di elevate concentrazioni di batteri, la nave dell’associazione pro-ambiente lancia l’allarme sulla enorme quantità di petrolio che contamina il Mediterraneo già sommerso dalla plastica. Il problema non riguarda solo le acque che si affacciano sui nostri lidi ma anche le coste.

Nel Mediterraneo finiscono 100mila t di petrolio l’anno

I dati di Goletta Verde, che in questo momento sta seguendo il viaggio della Costa Concordia verso Genova, e di Unep Map, il programma delle Nazioni Uniti per la tutela del Mediterraneo, dicono che la quantità di idrocarburi contenuti nelle nostre acque ha raggiunto la cifra record di 38 milligrammi per metro cubo e ogni anno vengono scaricate circa 100mila tonnellate di petrolio. “Per avere un termine di paragone, – scrive Legambiente in una nota –  basti pensare che la quantità di idrocarburi dispersa in mare a seguito dell’incidente della petroliera Haven, avvenuto in Liguria nel 1991, è stata di circa 140mila tonnellate”.

Le cause dell’inquinamento

La situazione potrebbe inoltre peggiorare prima di migliorare. Nel Mediterraneo circola il 20% di tutto il traffico mondiale di prodotti petroliferi e navigano 2mila traghetti, 1.500 cargo e 2mila imbarcazioni commerciali, di cui 300 navi cisterna. A ciò si aggiunge il business dell’estrazione del greggio. Attualmente nei mari italiani sono attivi 9 piattaforme e 68 pozzi petroliferi ma il loro numero potrebbe crescere nel prossimo futuro.

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Il vero responsabile dell’inquinamento del Mediterraneo sono però le pratiche illegali, che secondo Legambiente sono cresciute esponenzialmente nell’ultimo anno. Lo sversamento di petrolio in mare in molti casi è accidentale ma sempre più spesso le imbarcazioni preferiscono gettare in acqua gli scarti delle cisterne piuttosto che seguire le procedure previste dalla legge.