Neurocosmesi, la stimolazione cerebrale che migliora le funzioni cognitive

Cervello umano, riprodotta la prima miniatura in laboratorio

Pensata per aiutare i malati di Parkinson, ictus e schizofrenia, questa nuova rivoluzionaria tecnica chiamata “neurocosmesi” migliorerà le prestazioni cognitive e motorie di molti pazienti, al punto che si parla già di rischio di doping

Si tratta di una tecnica non invasiva, sviluppata in Italia, di stimolazione cerebellare con correnti dirette (tDCS): «In futuro sarà un grande vantaggio per i pazienti perché eviteranno l’assunzione di farmaci costosi con effetti collaterali», afferma Alberto Priori, docente di neurologia dell’Università degli Studi di Milano, ospite a Roma del VI Congresso internazionale sul cervelletto “Cerebellar Contribution to Brain Function from Molecules to Behavior” che si tiene alla Fondazione Santa Lucia.

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Una mente più reattiva e brillante

Allo stato attuale della sperimentazione la tecnica è stata applicata ad un gruppo di controllo di persone sane. Questi interventi neurocosmetici sono in grado di migliorare l’attività cerebrale, rendendo i soggetti più reattivi e brillanti nelle risposte cognitive. Sembra però che l’effetto possa interessare anche aspetti significativi della personalità, facendo intravedere possibili utilizzi di cui inzialmente non si era ipotizzato: «Pensiamo per esempio ad una possibile modifica della personalità del soggetto o addirittura alla maggiore capacità di mentire in un tribunale, e la semplicità della tecnica ed il basso costo la rendono molto attrattiva», suggerisce Priori.
Come funziona questa tecnica così singolare? Si mette una cuffia precablata con due elettrodi posizionati su zone specifiche della testa, alimentati da una batteria con corrente continua molto debole, che altera il “firing” neuronale spontaneo.

Il rischio di usi illeciti

«L’effetto stimolante – suggerisce Priori – può durare da 1 a 10 giorni e si può avere un miglioramento tra il 10 ed il 15%, anche superiore nei giovani. Un uso illecito sta prendendo un certo piede in ambito sportivo come doping, e qui la tDCS è “perfetta”, in quanto non lascia nessuna traccia». Per questo motivo Pablo Celnik, neurologo al Johns Hopkins Hospital, avanza la necessità «di discutere l’uso di questa tecnica e il ruolo di questo intervento e di determinarne la legalità».

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Secondo l’esperto infatti alcune persone sane starebbero giò utilizzando forme di tDCS in modo non ufficiale. E certamente questo sistema non era stato pensato per il doping o per illeciti come gli esempi citati; la tecnica offre infatti molte speranze nella riabilitazione per le persone colpite da ictus. «Gli esperimenti con pazienti colpiti da ictus hanno migliorato molto il loro equilibrio durante il trattamento con la tDCS camminando sul “tapis roulant”. Lo studio è in fase di revisione», concludono gli specialisti.