Dopo l’invenzione del boccaglio stampato in 3D e del pacemaker per far smettere di russare, un’altra buona notizia per coloro che soffrono di apnee notturne ostruttive, un disturbo del sonno che, come l’insonnia, cambia a lungo andare la struttura del cervello, causando deficit neuro-cognitivi: questi danni sono reversibili in seguito al trattamento delle apnee stesse

Sono circa un milione e seicentomila gli italiani che soffrono di apnee ostruttive nel sonno (OSA, Obstructive sleep apnea), che colpisce soprattutto le persone in sovrappeso, con collo corto e tozzo o con la mandibola piccola.

Si tratta di un’occlusione a carico delle prime vie aeree, quelle retrolinguali: è un restringimento parziale a determinare il russamento, mentre quando si ha un’occlusione completa subentra si verifica l’apnea, con risvegli spesso incoscienti, evidenziabili tramite un esame polisonnografico.

Normalizzare le funzioni cognitive si può

Il rischio connesso a questo disturbo è soprattutto quello di sviluppare patologie cardiache. Durante l’apnea infatti il cuore rallenta e accelera di colpo, una volta ripreso il respiro.
Diminuisce inoltre il livello di ossigeno nel sangue, un’ipossia che può causare alterazioni nelle funzioni cognitive.

In generale, la scarsa qualità del sonno che ne consegue porta a stati di sonnolenza pericolosi durante le attività quotidiane, aumentando il rischio di incidenti alla guida o infortuni sul lavoro.

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«Il danno strutturale della sostanza bianca in pazienti affetti dalla sindrome delle apnee ostruttive nel sonno è accompagnato da deficit neurocognitivi che coinvolgono in particolare la memoria, l’attenzione e le funzioni esecutive – afferma Vincenza Castronuovo, prima autrice del lavoro -. La Cpap (apparecchio che immette aria forzata attraverso una maschera nasale che tiene aperte le vie aeree, evitando così le apnee) permette una normalizzazione delle funzioni cognitive, accompagnata alla normalizzazione del danno strutturale a livello della sostanza bianca cerebrale dopo un anno di trattamento».

Anche la sostanza bianca si altera

Per Ferini Strambi, «Questo studio, insieme agli altri precedentemente pubblicati, possono essere utilizzati nella pratica clinica per motivare i soggetti affetti da tale patologia a utilizzare il trattamento, a volte poco accettato o non ritenuto importante».

Già una precedente ricerca del 2009 dello stesso gruppo di studiosi del San Raffaele aveva dimostrato che le persone con OSA, quando eseguono compiti che richiedono attenzione e memoria, attivano un maggior numero di aree cerebrali rispetto ai soggetti sani.

Un iper-sforzo che risulta normalizzarsi dopo l’uso della terapia con Cpap. Le apnee notturne determinano anche modificazioni strutturali della sostanza grigia cerebrale, come mostrato da un’altra ricerca. Nel nuovo studio, grazie alle tecniche di neuroimaging e in particolare di risonanza magnetica cerebrale, si è dimostrato che nelle persone con apnee notturne anche la sostanza bianca viene modificata in diverse aree del cervello.

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La sostanza grigia, composta da neuroni, ha il compito di eseguire le attività di pensiero e di calcolo ed è localizzata sulla superficie della corteccia cerebrale e nel cervelletto. La sostanza bianca (composta da assoni rivestiti da mielina) controlla i segnali condivisi fra i neuroni, coordinando il lavoro delle diverse regioni cerebrali; si trova nello strato interno della corteccia del cervello, nei nervi ottici, nel tronco encefalico e sulla parte esterna del midollo spinale.

«Se nei primi studi condotti sui pazienti con OSA abbiamo potuto verificare le differenze strutturali della sostanza grigia e dell’attività dei circuiti corticali, in quest’ultimo studio abbiamo completato l’indagine applicando le tecniche che permettono di analizzare le caratteristiche degli assoni e della mielina che costituiscono la sostanza bianca. È stato possibile innanzitutto mettere in risalto le aree cerebrali dove la sostanza bianca appariva diversa e poi seguirne le modificazioni, osservando l’effetto della terapia» spiega il professor Andrea Falini. Dopo 3 mesi di trattamento con la mascherina Cpap, i pazienti hanno riportato miglioramenti nella sostanza grigia cerebrale, e dopo un anno di terapia è stata osservata la completa normalizzazione anche della sostanza bianca, con un significativo beneficio delle funzioni cognitive (attenzione, memoria e funzioni esecutive).