Pacemaker da polso, in futuro si indosserà come un orologio

Pacemaker, gli smartphone vanno tenuti lontano

Il futuro del pacemaker, che potrebbe comunque essere sostituito dal trapianto di geni, ha le sembianze di un normale orologio da polso automatico, con il vantaggio che non potrà mai rompersi, non si scaricherà e non andrà mai sostituito

Il motivo dell’assenza di batterie è di facile intuizione: finché il cuore batte, c’è sufficiente energia per alimentarlo.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Un device svizzero

Si tratta per il momento di un prototipo presentato al congresso 2014 della Società europea di cardiologia (Esc), in corso a Barcellona. La brillante idea è venuta quattro anni fa a Rolf Vogel, cardiologo e ingegnere dell’università di Berna.  E in effetti non poteva che nascere in Svizzera quest’avveneristico pacemaker da polso, nel luogo dove nel 1777 l’orologiaio Abraham-Louis Perrelet inventò il primo orologio a carica automatica. Già lo scorso gennaio negli USA era stato sperimentato un sistema che sfrutta le contrazioni di cuore, polmoni e diaframma per ricaricare le batterie del pacemaker. Un altro importante passo in avanti in quest’ambito è rappresentato anche dall’introduzione della ricarica del pacemaker wireless, un vero e proprio miracolo della nanotecnologia.
Il nuovo strumento da polso 
sfrutta lo stesso meccanismo dell’orologio automatico, raccogliendo dal cuore energia meccanica e trasformandola poi in stimoli elettrici in grado di risincronizzare il battito.

Un pacemaker eterno

«Con le sue contrazioni regolari, presenti 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, il muscolo cardiaco è una fonte di energia molto promettente», spiega infatti Adrian Zurbuchen dell’Artorg Center for Biomedical Engineering dell’ateneo bernese, descrivendo i vantaggi di questo strumento. Il più grande progresso è la possibilità di «evitare la periodica sostituzione delle batterie, che costringe il paziente a un nuovo intervento chirurgico, aumentando i costi e il rischio di complicanze».

Leggi anche:  N-able pubblica il suo primo report ESG

Per poterlo realizzare gli studiosi sono partiti da un orologio automatico da polso commerciale, lo hanno reso ancora più piccolo e leggero, eliminando meccanismi superflui e poi gli hanno costruito intorno una custodia in plastica con occhielli speciali per “cucirlo” direttamente sul cuore. Il primo test è avvenuto su un circuito elettrico messo a punto in laboratorio, successivamente è stato testato nei maiali, stimolando il cuore fino a produrre 130 battiti al minuto, un record per un dispositivo senza batteria.

Attualmente il dispositivo si compone di due parti, dato che all’orologio-pacemaker va affiancato un dispositivo di memoria, che poi viene tradotta in mini-scariche “accorda-cuore”. Ma l’obiettivo è quello di arrivare ad avere un unico dispositivo, che compatti anche questa funzione.