Dietrofront sull’argomento ipertensione: non sarebbe il sale, come si crede da sempre, l’ingrediente che fa schizzare alle stelle la pressione, ma lo zucchero

E’ quanto emerso da uno studio da un gruppo di ricercatori del Saint Luke’s Mid American Heart Institute di Kansas City, che mette in luce come la migliore soluzione per chi soffre di ipertensione non sia adottare una dieta povera di sodio ma ridurre il consumo di zuccheri.

Il team di ricercatori di Kansas City ha condotto una lunga sperimentazione su circa 9000 donne che avevano partecipato a uno studio francese, evidenziando come lo zucchero, grazie alla stimolazione dell’ipotalamo, produce un aumento della pressione sanguigna. Nel centro del mirino sono soprattutto le bibite gassate ricche di zuccheri, il cui consumo può causare forti sbalzi di pressione, aumentando i rischi di produrre danni al miocardio. Se la scoperta che la dieta vegetariana aiuta ad abbassare la pressione non sorprende più di tanto, questo studio invece inverte completamente le credenze sul sale finora accettate dall’ambiente scientifico, aprendo ad una possibile rivoluzione delle tradizionali cure dell’ipertensione.

No alla dieta povera di sodio

Ma l’inversione di tendenza riguardo al consumo di sale non si limita semplicemente a questo, contrariamente a quanto sostenuto fino ad oggi infatti sembra che limitare il consumo di sale peggiori addirittura le condizioni di ipertensione: la riduzione del sodio produce infatti un aumento dei cibi trattati con zuccheri aggiunti e raffinati, gli stessi alimenti che provocano il diabete.

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Il Professor Graham McGregor della Queen Mary University of London è cauto a riguardo: prima di rivoluzionare il classico trattamento per l’ipertensione mediante la riduzione del consumo di sale, occorreranno maggiori sperimentazioni.

A causa della scarsa prevenzione, oggi l’ipertensione rappresenta la principale causa di mortalità cardiovascolare. Oltre a sovraccaricare il cuore, si auenta il rischio di sviluppo di patologie gravi come l’ictus, l’infarto del miocardio e l’aneurisma.