Caffè, quanto possiamo berne senza danneggiare la salute?

Per la prima volta è stato sequenziato il genoma del caffè, aiutando a capire cosa rende questa bevanda amata in tutto il mondo, così eccezionale e unica: i suoi geni ed enzimi hanno una storia evolutiva molto particolare

Grazie a questo studio si potrà fare luce sull’evoluzione della caffeina, sostanza che può causare dipendenza come una vera e propria droga e il cui abuso potrebbe portare allo sviluppo del diabete di tipo 2. In realtà, non tutte le ricerche considerano la caffeina nociva per la salute: se grazie ad una ricerca giapponese sappiamo già che il caffè è amico del cuore, migliorando il flusso sanguigno,bere una tazzina al giorno fa bene anche alla vista L’elenco delle proprietà positive del caffè non sono certo finite: questa bevanda riduce anche il rischio di malattie croniche come  il morbo di Parkinson, il cancro alla prostata, il morbo di Alzheimer e in generale rallenta il declino cognitivo legato all’età.

Un’evoluzione genetica indipendente rispetto a tè e caffè

Alla ricerca, pubblicata sulla rivista Science e coordinato dal Commissariato per l’Energia Atomica a Envy, in Francia, hanno partecipato anche gli studiosi di Enea e Università di Trieste. Avvelendosi di un’avanzata tecnologia di sequenziamento, gli scienziati hanno prima ricavato una ‘bozza’ del genoma della Coffea canephora, noto come caffè di varietà Robusta, fonte di circa il 30% del caffè prodotto nel mondo, scoprendo così che le sequenze e posizioni dei geni nelle piante del caffè si sono evolute in modo indipendente dai geni che producono la caffeina in tè e cacao. E’ stato utilizzato un software comparativo dei geni su sequenze di proteine prese dal caffè, vite, pomodoro e piante di Arabidopsis. Questa procedura ha portato alla scoperta di oltre 16mila geni complessivamente, originati da un singolo gene di un lontano e comune antenato. Ulteriori approfondimenti hanno poi portato a scoprire che nel caso del caffè c’è stato un adattamento significativo e unico, e che gli enzimi coinvolti nella sua produzione si sono adattati indipendentemente da quelli di cacao e tè. Rispetto all’Arabidopsis, che ha un gene per l’acido linoleico, fondamentale per aroma e sapore, il caffè ne ha ben sei.

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Ne consegue quindi che il caffè non ha ereditato i geni della caffeina da un comune antenato, ma li ha sviluppati indipendentemente. Questo studio apre alla possibilità di migliorare le colture di caffè, favorendo lo sviluppo di nuove varietà e aumentare la capacità delle piante di resistere a fattori climatici o esterni, come i parassiti, nocivi e stressanti.