Se il tè è un elisir di lunga vita, il caffè nasconde non poche insidie per la salute: berne troppi sembra infatti che faccia venire il diabete

E’ questo l’allarme lanciato da una ricerca dell’ospedale San Daniele del Friuli di Udine, che mette in luce come questa bevanda così amata in tutto il mondo, ma soprattutto da noi italiani, possa aumentare le probabilità di sviluppo di questa patologia in soggetti ipertesi e con una predisposizione genetica.

Pro e contro della caffeina

La caffeina, sostanza che può causare dipendenza come una vera e propria droga, è alla base del rischio di sviluppo del diabete di tipo 2. In realtà, non tutte le ricerche considerano la caffeina nociva per la salute: se grazie ad una ricerca giapponese sappiamo già che il caffè è amico del cuore, migliorando il flusso sanguigno, bere una tazzina al giorno fa bene anche alla vista. Ma non è finita qui, le proprietà del caffè agiscono positivamente anche riducendo il rischio di malattie croniche come il morbo di Parkinson, il cancro alla prostata, il morbo di Alzheimer e in generale rallentano il declino cognitivo legato all’età.

Una sostanza difficile da assimilare

La ricerca che mette la caffeina in correlazione al rischio di sviluppare diabete di tipo 2,  ha preso in analisi i dati sanitari di 639 pazienti ipertesi facenti parte del progetto Harvest (Hypertension and Ambulatory Recording VEnetia Study) con un’età compresa tra i 18 e 45 anni, di cui il 74 per cento beveva caffè: il 58 per cento dei soggetti ha mostrato difficoltà a metabolizzare la bevanda. Della percentuale di bevitori di caffè, il 13% di loro ne consumava più di tre tazzine al giorno. Una volta sottoposto il campione al test del genotipo CYP1A2, ossia all’enzima che metabolizza la caffeina, è stato scoperto che quasi il 60 per cento dei soggetti aveva problemi nell’assimilare la caffeina.
E’ proprio questa difficoltà di metabolizzazione della bevanda, che rende i pazienti “allergici” al caffè a rischio di un aumento di glucosio nel sangue, a causa dello sforzo per l’assimilazione.

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A distanza di sei anni, al 24% del campione preso in esame dai ricercatori di Udine è stato diagnosticato un pre-diabete legata all’aumento di glucosio nel sangue. Ancora maggiore è il rischio per chi beveva da una a tre tazzine di caffè al giorno, con il 34% di rischio in più di sviluppare la patologia, mentre è addirittura raddoppiato il rischio per i forti bevitori.