Almalaurea ha condotto uno studio sulle università in relazione alle opportunità dal punto di vista lavorativo. Giurisprudenza è quella con il più alto tasso di disoccupazione

In tempo di crisi il dilemma di ogni matricola, al di là dei gusti personali, è qual è l’Università che mi permetterà di trovare lavoro più facilemente? La risposta arriva da Almalaurea, che ha condotto una ricerca sulle facoltà in relazione alle opportunità di un impiego. Dallo studio è emerso che nel 2013 solo il 55% degli ex studenti ha trovato lavoro ad un anno dal conseguimento dal titolo, in calo del 3% rispetto all’anno precedente. Anche dal punto di vista dei salari si registra un calo. Ad un anno dalla laurea chi lavora guadagna in media 1.013 euro netti al mese (- 20% rispetto al 2007).

Gli studenti che trovano più difficoltà, come da qualche anno a questa parte, sono quelli che hanno scelto facoltà umanistiche. Non è certo un caso che il presidente di Google Eric Schmidt abbia chiesto ai ragazzi italiani di migliorare le loro conoscenze di informatica.

Università e disoccupazione

Almalaurea ha riscontrato che Giurisprudenza è la facoltà con il più alto tasso di disoccupati (24%). In seconda posizione troviamo Psicologia (18%), seguita da Lettere (15%), Scienze Sociali e Lingua e letterature straniere. Anche gli studenti di Scienze della comunicazione, Scienze politiche, Agraria, Arte e design e Filosofia faticano a trovare un impiego, con un tasso di disoccupazione che oscilla tra il 10 e il 13,1%. I laureati che risultano più ricercati dalle aziende sono invece gli iscritti a Medicina e Chirurgia, Ingegneria, Biotecnologie, Farmacia e Scienze Statistiche.

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Ovviamente lo studio non tiene conto di parametri soggettivi che permettono di fare una scelta sull’università a cui iscriversi. L’istruzione non è certamente finalizzata solo a trovare un impiego e anzi contribuisce alla realizzazione e al benessere della persona anche in altri ambiti della vita. Almalaurea inoltre sottolinea come stilare una classifica degli atenei in rapporto all’utilità occupazionale può essere fuorviante.