Il direttore scientifico di WWF Italia, Gianfranco Bologna, propone di contabilizzare il valore della natura e di inserirlo nel PIL nazionale

La biodiversità è una ricchezza economica che va considerata. Questa è l’idea dietro la proposta del direttore scientifico di WWF Italia, Gianfranco Bologna, di inserire nel PIL anche le risorse naturali. L’esperto dell’associazione pro-ambiente, che ha unito i propri sforzi con Amazon per proteggere l’Amazzonia, sottolinea come sia necessario trovare nuovi indicatori del benessere di un Paese e una natura sana e diversificata non può non essere considerata tra questi.

[blockquote style=”4″]”E’ ormai necessario andare oltre il PIL non arricchirlo invece inserendo attività che palesemente non dimostrano certo il benessere di una nazione.  – ha spiegato Bologna  – Quello che andrebbe fatto, invece, è dare finalmente “valore” alla natura, alla straordinaria ricchezza che ci garantisce il vero benessere”.[/blockquote]

“La natura è una risorsa che va preservata e contabilizzata”

Il direttore scientifico del WWF si chiede come è possibile che eccessiva urbanizzazione, perdita del suolo e inquinamento ambientale non siano considerati come fattori che influiscono in negativo sul benessere del Paese. “Illegalità non è benessere, piuttosto,  contabilizzare e preservare il capitale naturale ci consentirebbe di andare addirittura oltre il Pil”, sottolinea Bologna. In Italia gli spazi verdi nelle città hanno una densità inferiore a molti Paesi europei e studi recenti hanno dimostrato che lo stato di salute dei nostri mari e spiagge non è dei migliori. Inoltre, diverse ricerche portate avanti da studi specializzati hanno messo in luce che un terzo della biodiversità del Belpaese, che è una delle più ricche d’Europa, è a rischio estinzione.

Leggi anche:  Quanti passi al giorno servono per tenersi in forma? Se sei donna, meno di quanto pensi

Infine l’esperto ha dimostrato che nel resto del mondo il dibattito sul nuovo paradigma che vede la natura come una risorsa economica primaria è già in atto. Il programma Ambiente delle Nazioni Unite (Unep), ad esempio, stima che costo annuale del degrado ambientale causato dall’uomo è stato pari all’11% del PIL globale nel 2008, Entro il 2015 la percentuale potrebbe salire fino al 18%.