Google Glass: il riconoscimento facciale arriva in Polizia

Gli agenti di Dubai hanno un gadget speciale per le loro missioni: tanti Google Glass con un’app segreta per il riconoscimento facciale

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Prima o poi doveva accadere. Se i Google Glass hanno scosso il mondo delle istituzioni, europee e non, è per un motivo reale: possono registrare, scattare e riconoscere persone, ovunque e in qualsiasi momento. E’ come avere con sé sempre un pezzo di Google, di quel motore di ricerca tanto amato dalla NSA perché consente di conoscere particolari sulle persone in tutto il mondo, che hanno lasciato una piccola traccia su internet. Ora parte di questo potere è nelle mani della Polizia di Dubai i cui agenti sono stati dotati di diversi Google Glass accoppiati ad un’app per il riconoscimento facciale. Non c’è nulla di ufficiale, anche perché sarebbero tanti gli organi di controllo a volersene dotare, ma è la Reuters a indicare come la Polizia abbia sviluppato un software speciale che si connette al wearable appoggiandosi ad un database di persone ricercate, da incrociare con gli individui incontrati per strada.

Privacy, questa sconosciuta

Secondo fonti vicine alla Polizia di Dubai, gli agenti utilizzare il particolare gadget per combattere il crimine usando il riconoscimento facciale. Ogni volta che gli occhialini troveranno una coincidenza tra un ricercato e un volto scorto dal vivo, emetteranno un segnale di avviso. a quanto pare il primo utilizzo sarà quello di combattere le violazioni del traffico e monitorare veicoli sospettati di aver causato incidenti stradali. In una seconda fase invece gli agenti potranno vestire i loro Google Glass liberamente per la città, così da analizzare eventuali crimini e, come detto, individuare i criminali ricercati. Il problema è però evidente: nelle loro ricerche i poliziotti potranno filmare e fotografare chiunque. Non si tratta di scatti privati, come quelli che i turisti effettuano per le città in tutto il mondo, ma di immagini che potranno essere utilizzate per indagini e per i più svariati scopi. Si tratterebbe quindi di una palese violazione della privacy, se non giustificata da azioni di pattugliamento specifiche. Per questo attendiamo ulteriori sviluppi e come reagiranno i tribunali locali all’iniziativa.

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