Caffè, quanto possiamo berne senza danneggiare la salute?

Il caffè fa venire il diabete o no? Dopo la ricerca che sosteneva che berne troppi aumenta il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, ora studi scientifici hanno evidenziato che berne 3 o 4 tazzine al dì riduce le probabilità del 25%

E’ quanto emerso dal report annuale sugli effetti del consumo di caffè sul diabete di tipo2, malattia da cui sono affette in tutto il mondo 380 milioni di persone. Il report è stato pubblicato in occasione del  World Diabetes Day l’Institute for Scientific Information on Coffee e ha evidenziato come bere tre o quattro tazze di caffè al giorno riduca di circa il 25% il rischio di sviluppare diabete, rispetto a chi si limita a consumarne meno di due tazzine al giorno. Del resto, ognuno beve tanto caffè quanto il proprio organismo ne richiede, visto che è stato dimostrato che l’amore o l’odio per il caffè, il cui genoma è stato sequenziato di recente, risiede nel nostro Dna. Questo è il terzo report elaborato dalla società sul medesimo argomento: annualmente vengono raccolti i dati sul rapporto fra consumo di caffè e salute.

Non è la caffeina a proteggere l’organismo

Tuttavia, sembra che l’azione protettiva del caffè non sia svolta dalla caffeina, dal momento che l’effetto protettivo è stato rilevato anche con il caffè decaffeinato, che sembra anzi essere ancora più efficace in questo senso.

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Proprio la caffeina, sostanza che può causare dipendenza come una vera e propria droga, era considerata responsabile di aumentare il rischio di diabete di tipo 2 in soggetti ipertesi e con una predisposizione genetica, secondo l’ospedale San Daniele del Friuli di Udine.

Caffeina: fa bene o male?

Non tutti gli studi però puntano il dito sulla caffeina: se grazie ad una ricerca giapponese sappiamo già che  il caffè è amico del cuore, migliorando il flusso sanguigno,bere una tazzina al giorno fa bene anche alla vista. Ma non è finita qui, le proprietà del caffè agiscono positivamente anche riducendo il rischio di malattie croniche come il morbo di Parkinson, il cancro alla prostata, il morbo di Alzheimer e in generale rallentano il declino cognitivo legato all’età.