Diventare più intelligenti con una pillola? Se finora era un lusso riservato alla fantascienza di film come Limitless, ora i ricercatori della Stanford University stanno realizzando una “smart pill” che accresce l’intelligenza, riportando il cervello ad uno stadio di plasticità infantile

Mentre accelerano le ricerche verso l’intelligenza artificiale, gli studiosi sono arrivati a questo straordinario risultato manipolando la PirB, proteina espressa nelle cellule cerebrali, che funge da ostacolo nell’apprendimento di nuove competenze. Attraverso questi esperimenti si è capito che era possibile alterarne la normale funzionalità, consentendo al cervello di effettuare connessioni più velocemente.

Un cervello da “bambini”

Il test, condotto sugli animali, fornisce delle basi concrete a questa teoria, ma si tratta comunque ancora di una fase sperimentale, che necessita di ulteriori conferme.
Tuttavia è già un gran risultato per il team diretto da Carla Shatz, che ha portato alla luce come i soggetti dell’esperimento – secondo quanto riferito da The Independent – mostravano maggior capacità di adattamento e di apprendimento di compiti nuovi, come usare un solo occhio se l’altro viene bendato, rispetto agli animali normali. Il cervello è risultato dunque più malleabile, grazie alla manipolazione di questa proteina, più propenso al recupero dopo aver subito danneggiamenti e con una maggior apertura ad immagazzinare nuove informazioni.
Un ritorno al cervello dei bambini, che “assorbe come una spugna”, come spesso si sente dire.

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Migliorare le funzioni cognitive

La molecola chiave PirB si trova anche negli esseri umani e stabilizza le connessioni neurali e può essere modificata grazie all’ingegneria genetica o a un farmaco. I possibili sviluppi di questa ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Neomatica, potrebbero riguardare anche lo sviluppo di sostanze in grado di migliorare le facoltà cognitive. Non è un caso poi se precedenti studi avevano già evidenziato che la versione umana di PirB, la LilrB2, può avere un ruolo significativo nel morbo di Alzheimer.