Crittografia? Apple e Google non imitino BlackBerry

Secondo un ex avvocato della NSA, i big della tecnologia non dovrebbero proteggere i loro dispositivi. Il rischio è di finire al tappeto

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Va bene proteggere le informazioni presenti sui moderni dispositivi mobili ma non troppo. Si rischia di chiudere troppo un ecosistema che dovrebbe permettere a chiunque di voler utilizzare uno smartphone, con una vasta gamma di applicazioni e strumenti di lavoro comparabili (spesso compatibili) con quelli della concorrenza. Il rischio, per dirla tutta, è di finire come BlackBerry che a forza di voler recintare i dati che ogni persona portava con se, si è fin troppo estraniata dal panorama mobile, sia a livello consumer che professionale. A dirlo è Stewart Baker, ex avvocato della National Security Agency, che ha parlato nei giorni scorsi contro le recenti misure di protezione e crittografia introdotte da Apple e Google.

Via maestra

Baker ha riferito al Guardian il suo pensiero secondo cui la crittografia dei dati di chi usa dispositivi mobili è un modello di business sbagliato, come dimostra la storia di BlackBerry. “BB è stato un pioniere di ciò che Apple e Google stanno facendo adesso. E sappiamo come per BlackBerry siano andate le cose”. Il riferimento è ai diversi limiti che l’azienda canadese ha posto nell’utilizzo dei suoi telefoni, prima di tutto sviluppando un sistema operativo che ha poc oa che vedere con le possibilità offerte dai concorrenti, non così in basso nella scala di chi sceglie servizi business. “Restringendo l’appeal verso l’utenza – spiega Baker – BlackBerry ha ristretto anche la propria abilità di vendita. Le grandi compagnie stanno facendo una grande battaglia contro la NSA ma non guardano alla possibilità che hanno i governi di accedere ai dati”. In realtà la stessa BlackBerry, nell’ultimo aggiornamento del suo sistema operativo, ha allargato gli orizzonti, permettendo l’installazione di app d parte dell’Amazon App Store, tra cui molte uguali a quelle presenti su Google Play. Se la sfida è non chiudere troppo i rubinetti dell’interazione tra il telefono e l’utente, preservando però la privacy e la sicurezza delle comunicazioni, BlackBerry potrebbe aver intrapreso la corretta via. La stessa che, in maniera inversa (ovvero partire da un prodotto consumer per arrivare ad adottare soluzioni di protezione notoriamente business), pare abbiano deciso di percorrere Apple e Google.

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