Future Forum 2014. Segnali di futuro imminente

Che il futuro si possa anticipare, l’uomo l’aveva capito fin dagli albori. Quali siano le migliori strategie per anticiparlo è un problema più complesso e dibattuto. Dall’oroscopo alla cartomanzia, dalle religioni alla scienza esatta, ogni epoca ha proposto le sue idee

Oggi, la necessità di prevedere il futuro in un mondo complesso e in rapido cambiamento è una chiave di successo non solo di tipo economico, ma pure sociale, culturale e, per certi versi, etico.«Le metodologie proposte dal Copenhagen Institute for Futures Studies sono all’avanguardia e permettono di capire quanto è importante saper osservare i segnali deboli, gli spostamenti piccoli ma inesorabili, per capire tendenze e prevedere precisi sviluppi» – ha spiegato Carsten Beck economista e analista intervenendo al Future Forum di Napoli.

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«Se non si seguiranno le tendenze il risultato personale sarà la sconfitta. In Europa, chi non ragiona in questi termini, sarà un perdente, capace solo di cullarsi sulle proprie tradizioni».

Rivoluzionare il modo in cui apprendiamo e ci formiamo, pensando a nuovi modi di lavorare e apprendere e puntando a una maggiore “flessibilità”, intesa come capacità, nella realtà imprenditoriale, di adattarsi al processo di domanda del cliente.

Carsten Beck, economista del Copenhagen Institute for Future Studies, ha suggerito di affrontare con questi dettami la sfida dell’innovazione in campo lavorativo per quello che riguarda l’Europa, teatro «di grandi competenze ad alta specializzazione», ma che come territorio dovrà essere in grado di dare le giuste risposte al grande interrogativo di oggi, e cioè «come occuparsi della percentuale di popolazione alla base della piramide sociale, che rischia di restare esclusa dalle dinamiche evolutive e si vedrà costretta a lavorare duramente per sopravvivere?».

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Il rischio concreto, per Beck, è rappresentato infatti da una società molto più “polarizzata”, divisa in settori.

Perché cambiare è così necessario?

«Metà delle società che avevano successo negli anni 90, nel giro di dieci anni, hanno perso tutto il loro appeal sul mercato, e la tendenza è inesorabile anche per quello che riguarda il futuro, quindi il cambiamento è doveroso. Per farlo sarà necessario modificare le cose velocemente, e nel Vecchio continente l’obiettivo si potrà raggiungere puntando sulla qualità e sull’istruzione. Quello che insegniamo ora – precisa Beck – non siamo sicuri possa essere trasferito nella vita reale. Va rivoluzionato il modo in cui apprendiamo. Dovranno quindi essere coinvolte anche le attività imprenditoriali, chiamate a sviluppare maggiormente il “corporate learning”, la formazione sul posto di lavoro e bisognerà fare in modo che il concetto di formazione sia interdisciplinare. Uno dei principali fallimenti degli studi sul futuro è rappresentato dall’idea che le persone che se ne occupano debbano avere lo stesso background. E’ necessario invece che ci sia un focus interdisciplinare, con esperienze diverse. Nella vita di adesso siamo abituati a lavorare in autonomia o solo con chi ci piace. Questo andrà modificato».

Qualsiasi evoluzione sarà caratterizzata dalla stretta connessione con il mondo digitale.

«Qualunque cosa facciate nel futuro – prosegue Beck -, qualsiasi ruolo abbiate, ci sarà una dimensione digitale, legata a dispositivi mobili. Questo è certo. Nel futuro non sarà come adesso, ma non so come cambierà. Sicuramente accederemo a internet con un dispositivo mobile, probabilmente da poter usare con una sola mano».

Un futuro con un percorso di mutamento obbligato quindi, svincolato dalla tradizione?

«Se non si seguiranno le tendenze il risultato personale sarà la sconfitta. In Europa, chi non ragiona in questi termini, sarà un perdente, capace solo di cullarsi sulle proprie tradizioni. C’è bisogno di onestà intellettuale, di capire come vanno le cose e dare le giuste risposte e indicazioni, ragionando sia nel breve che nel lungo termine».

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Videointervista a Carsten Beck al Future Forum di Napoli