A quanto pare l’esistenza dei fantasmi è stata sperimentata scientificamente, tanto che un team di studiosi svizzeri è riuscito a riprodurli

E’ impressionante il risultato raggiunto da Olaf Blanke dell’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna, in Svizzera, di cui fa parte anche Giulio Rognini, un giovanissimo cervello italiano ”in fuga”.

Sono numerosissimi i racconti di esperienze mistiche vissute nel corso degli anni e riportate per esempio dalle persone rimaste vedove o dagli esploratori, come l’alpinista Reinhold Messner che racconta questa inquetante esperienza: dopo la discesa dalla cima del Nanga Parbat con il fratello, congelati, esausti e a corto di ossigeno, ha detto di aver visto «improvvisamente un terzo alpinista con noi, pochi passi dietro di me, sulla destra, appena fuori dal mio campo visivo». Anche i pazienti affetti da disturbi neurologici o psichiatrici hanno spesso descritto una presenza invisibile simile a un angelo custode o a un demone oppure una sorta di spirito con le fattezze di una persona cara morta.

Lo studio

«L’origine di questo studio – spiega Rognini – si deve a studi condotti dal professor Blanke a partire dal 2006, in cui è stato indotto il cosiddetto “feeling of a presence” tramite stimolazione elettrica di una specifica parte del cervello, la giunzione parietale temporale: il paziente in questo modo riportava una presenza dietro il corpo, ma girandosi non la trovava. La cosa curiosa è che questa presenza assumeva la stessa posizione e i movimenti del paziente: se era in piedi, anche il “fantasma” risultava in piedi. Se era seduto, anche la presenza “si accomodava”. La condivisione fra postura e movimenti con la presenza percepita già mostrava la componente senso-motoria del fenomeno».

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«Ora – prosegue l’esperto – abbiamo allargato lo studio a più pazienti (12 neurologici e 48 persone sane in cui è stato usato il nostro robot per riprodurre l’illusione) e abbiamo approfondito le nostre analisi, confermando le osservazioni del 2006, suggerendo ancora una volta l’origine senso-motoria del fenomeno e ampliando la conoscenza delle regioni cerebrali coinvolte (la corteccia insulare, parietale-frontale e temporo-parietale), che hanno anche una funzione di integrare segnali motori e tattili. Il nostro obiettivo è riuscire anche ad avere risvolti terapeutici, utilizzando ad esempio versioni simili di questo robot per regolare gli eventi psicotici in malati di schizofrenia».

Riprodotte presenze illusorie

L’esperimento è cosiddetto di “dissonanza” e consiste nel bendare i partecipanti, invitandoli a seguire movimenti tenendo una mano davanti al loro corpo. Nel frattempo un dispositivo robotico riproduceva i loro movimenti, toccandoli sul retro in tempo reale. Si è creata quindi una specie di discrepanza spaziale, a cui il partecipante si è adattato. In seguito gli scienziati hanno introdotto un ritardo temporale tra il movimento del partecipante e il tocco del robot. Questa asincronia ha distorto la percezione temporale e spaziale, ricrearndo l’illusione fantasma. I volontari, ignari, hanno riportato l’esperienza come un forte “senso di presenza”, contando fino a quattro “fantasmi”.

«Per alcuni, la sensazione era così forte che hanno chiesto di interrompere l’esperimento», dice Rognini. «Il nostro esperimento – commenta infine Blanke – ha indotto in laboratorio per la prima volta la sensazione illusoria di una presenza. Abbiamo dimostrato che può verificarsi in condizioni normali, semplicemente mettendo in conflitto i segnali sensoriali-motori. Il sistema robotico ci ha aiutato a imitare le sensazioni di alcuni pazienti affetti da disturbi mentali o di individui sani in circostanze estreme. Ciò conferma che il fenomeno è causato da una percezione alterata del proprio corpo nel cervello».