In una piccola via di una zona borghese di Milano si trova Cascina Bolla, un edificio rurale quattrocentesco un tempo ricordata come “osteria” e oggi in vendita

L’ingegner Camillo Rovizzani e il geometra Romano Pagnotti, nel 1983, dopo studi e indagini, affermarono che la villa De Bolli fosse quella abitata da Leonardo mentre lavorava a Santa Maria delle Grazie e fosse collegata con il Castello Sforzesco per mezzo di un camminamento sotterraneo, logicamente segreto. Dissero che Leonardo vi possedesse una vigna, ma vi sono notizie controverse. Pare inoltre che il luogo fosse una delle mete preferite da Gian Galeazzo Visconti durante le sue cavalcate.

Allora a breve distanza dal corso dell’Olona, si presentava con un porticato con archi a sesto acuto, finestrelle archiacute con cotti al piano superiore e aveva una torretta affrescata con un volo d’uccelli. Probabilmente la casa fu danneggiata dal terremoto del 1473, quando era ancora proprietà della famiglia Caimi, che la cedette nel 1478.

Sulle piante topografiche del 1500 era chiamata “Labola” e il complesso, oltre alla Cascina, comprendeva una villa medievale e un oratorio, prima dedicato a Santa Maria Nascente, poi a San Gaetano alla Bolla, riferente alla Chiesa di San Siro.

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Nel 1912 ci furono dubbi sulla sua sopravvivenza perché il Comune di Milano, dovendo tracciare il nuovo Piano Regolatore, avrebbe dovuto abbatterla. I proprietari si opposero, chiedendo di modificare il Piano. Nel 1925 il Comune acquistò la casa e un pezzo di prato con l’evidente intenzione di demolire tutto perché nel 1929 chiese alla “Sovrintendenza ai monumenti” il permesso di abbattere almeno la parte dell’edificio che sarebbe finito sulla nuova via Ravizza, per edificare una scuola.

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Nel 1933 la cascina passò all’Opera Nazionale Balilla per costruirvi la Casa dei Balilla, mai realizzata.

Fu poi acquistata dalla Gioventù Italiana del Littorio. Tra il 1934 e il 1939 venne letteralmente smantellata poco per volta e fu asportato di tutto, fino al rogo finale del 1939. Fu recintata, tanto per salvare qualcosa, ma rubarono anche la recinzione. Nel 1941 la GIL propose al Comune di riprendersi quanto rimasto ma niente si mosse fino ai bombardamenti del ’43, quando fu danneggiata.

Quello che è rimasto della vecchia cascina, ovvero la sagoma del castelletto tardo gotico che ricorda un casino di caccia, è stato restaurato ed incorporato nel dopoguerra in una villa moderna ed è difficile da vedere perché è nascosto da alti pioppi e da una muraglia.