Il pilota Peter Siebold, l’unico sopravvissuto dell’incidente che ha coinvolto la navetta SPaceShip Two, racconta come si è salvato

Il 31 ottobre la navetta per il turismo spaziale SpaceShip Two di Virgin Galactic è esplosa durante uno dei primi test di volo ad alta quota. Nell’incidente, il co-pilota Mike Alsbury ha perso la vita mentre il collaudatore Peter Siebold è riuscito miracolosamente a salvarsi dopo una caduta da oltre 16mila metri. Venerdì per la prima volta il pilota 43enne ha raccontato al Daily Mail come è riuscito a ritornare a casa dalle moglie e i due figli dopo appena 3 giorni di ricovero in ospedale.

L’incidente della SpaceShip Two

Secondo la ricostruzione di Siebold, Alsbury è rimasto imprigionato nella cabina mentre lui è riuscito a slacciare la cintura di sicurezza e a lanciarsi fuori dalla SpaceSphip Two in fiamme. La maschera di ossigeno che il pilota indossava è rimasta attiva ma la decompressione, l’accelerazione gravitazionale e le rigide temperature (-70°) l’hanno resa praticamente inutilizzabile. Testimoni dell’incidente affermano che Siebold si è lanciato con ancora attaccato una parte del sedile. Durante la caduta, il pilota ha perso conoscenza ma fortunatamente il paracadute di emergenza si è aperto a 6mila metri di altezza.

“In un primo momento devo aver perso conoscenza, non ricordo nulla di quello che è successo, ma mi sono ripreso durante il volo verso la Terra e ho dato l’ok al caccia che mi seguiva. Lo so che è un miracolo che sia sopravvissuto”, ha raccontato Siebold.

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Anche suo padre, l’ex pilota 79enne Klaus, non sa spiegarsi come il figlio sia riuscito a tornare sano e salvo: “Non so come mio figlio sia riuscito a uscire dalla SpaceShipTwo perché l’astronave non ha un sedile di espulsione. Avrebbe dovuto saltare fuori, ma probabilmente tutto il piano intorno si è disintegrato subito”.

Le indagini sul disastro

Al momento la NTSB (National Trasportation Safety Board) sta indagando su quali sono le causa che hanno portato all’esplosione della SpaceShip Two. Le analisi sui nuovi motori a propulsione termoplastica hanno escluso un malfunzionamento e i maggiori indiziati rimangono gli alettoni posteriori del velivolo, che pare si siano attivati troppo presto provocando il distacco delle ali e la conseguente esplosione.