Gli effetti dei cambiamenti climatici hanno impattato anche sulla storica nebbia che avvolge da sempre la Val Padana, che negli ultimi 20 anni si è dimezzata

A causare il ritiro delle nebbie in quest’area, come dicono gli esperti dell’Isac-Cnr, è l’effetto del riscaldamento globale del clima, che sta progressivamente sciogliendo i ghiacci minacciando gravemente la biodiversità e mettendo a rischio ben 720 patrimoni dell’UNESCO, con una previsione di innalzamento delle temperature fino a quasi 5 gradi nei prossimi 100 anni.
Secondo le stime, dai primi anni ’90 ad oggi, sono diminuiti di circa il 50% gli episodi di questo fenomeno meteorologico, che produce una fitta nube a contatto con il suolo. Ma lala nebbia non solo è diminuita, gli esperti hanno anche rilevato una minore concentrazione di inquinanti in essa contenuta e ridotta di 10 volte l’acidità, quasi vicina alla neutralità.
I risultati sono quelli di uno studio ventennale condotto dall’Istituto di scienza dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna, pubblicato sulla rivista internazionale Atmospheric Environment.

La nebbia è un concentrato di inquinanti

“La pianura padana è una delle aree più inquinate d’Europa, l’orografia del territorio favorisce, durante la stagione invernale, la stagnazione dell’aria intrappolando gli inquinanti nei bassi strati dell’atmosfera” dice il Cnr.

La nebbia riduce sensibilmente la visibilità, creando notevoli disagi al traffico e alla viabilità.

“Le stesse goccioline agiscono, inoltre, -osserva Sandro Fuzzi, ricercatore dell’Isac-Cnr e responsabile della ricerca- come veri e propri assorbitori e concentratori degli inquinanti presenti nell’aria, che in tal modo sono più facilmente trasportati nell’atmosfera, depositati sulla vegetazione e inalati nelle nostre vie respiratorie”.

Lo studio ha evidenziato una tendenza alla diminuzione della frequenza degli episodi di nebbia in Val Padana del 47%, strettamente legata all’aumento della temperatura dovuto al riscaldamento climatico.

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Attenzione alle particelle carboniose

Si può quindi dire addio alle nebbie acide in Val Padana e sperare di vederne presto le positive conseguenze sulla natura?

“Sembrerebbe di sì” afferma il ricercatore. “Tuttavia persiste la presenza di componenti dannosi per la salute dell’uomo, in particolare per la presenza di un’elevata concentrazione di particelle carboniose”.

Si parla di un contenuto medio di 1 mg per litro di particolato carbonioso originato da processi di combustione come il riscaldamento domestico, la combustione di legna e residui agricoli, la produzione di energia ed traffico. Quali sono le possibili conseguenze sulla salute? Non molto tempo fa l’Organizzazione mondiale della sanità aveva lanciato l’allarme, avvertendo che queste particelle potrebbero causare affezioni respiratorie e cardiovascolari e, in alcuni casi, portare al cancro.