Il Garante della privacy e il diritto d’oblio di Google

Il Garante della privacy valuta le richieste respinte da Google sul diritto d'oblio

Il Garante della privacy ha esaminato le richieste di diritto d’oblio respinte da Google. Solo due casi sono stati ritenuti non valutati correttamente da Big G

Con la nuova normativa europea sul diritto d’oblio, che secondo Tim Berbers-Lee è pericoloso per la libertà della Rete, Google è costretto a valutare le richieste di rimozione di contenuti dai motori di ricerca inviategli dagli utenti. In caso di mancato accoglimento della segnalazione, i cittadini possono rivolgersi al Garante della privacy locale per un ulteriore grado di giudizio. Google, che ha accusato Hollywood di voler censurare Internet, attualmente ha accolto in Italia solo il 24,2% delle istanze di cancellazione. Il presidente dell’autorità che difende i dati personali, Antonello Soro, ha oggi rivelato lo stato delle segnalazioni pervenutegli.

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Il Garante della privacy visiona le richieste respinte da Google

Il Garante della privacy, che ha dato l’ok alla geolocalizzazione dei dipendenti di due aziende di telefonia, ha ritenuto che solo nove dei casi presentatigli, perlopiù riguardanti articoli su vicende processuali ancora in corso, sono stati degni di maggiore approfondimento. Di questi,  due sono stati ritenuti effettivamente lesivi del diritto d’oblio. Nel primo caso si tratta di documenti pubblicati online che forniscono informazioni eccedenti e riferite anche a persone estranee al procedimento. Nel secondo, invece, si tratta di una notizia inserita fuori contesto che lede la privacy della persona.

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