Intel(ligence) inside

Presentata a San Francisco la strategia end-to-end di Intel per la Internet delle cose. L’obiettivo è riuscire a connettere l’85% di oggetti intelligenti di cui oggi non possiamo sfruttare le informazioni

Nel settore degli “smart device” telefonici e dei tablet computer, Intel non è finora riuscita a bissare il successo tecnologico e commerciale che le ha assicurato l’assoluto dominio in settori critici come il personal computer e i server per l’enterprise computing. Per recuperare terreno in termini di market share, il colosso dei microprocessori sta moltiplicando gli sforzi nel nascente mercato della Internet delle cose, proponendo – con tutte le sue capacità di sviluppo e coinvolgimento anche sul piano del software – un’innovativa offerta end-to-end. Intel vuole partire infatti dal cosiddetto “edge”, dal bordo che delinea i confini del mondo popolato da oggetti intelligenti, e arriva fino alle alte sfere dell’high performance computing, dove la società di Santa Clara si muove perfettamente a proprio agio. La strategia IoT che Intel è tornata a presentare pochi giorni fa, in una lunga sessione di interventi via webcast che Data Manager ha seguito per i suoi lettori, mira chiaramente a risolvere il vero problema della IoT: riuscire a sfruttare con applicazioni Big Data, l’immenso volume di dati generati da “cose” (sensori, controller e quant’altro) che oggi sono di fatto isolate da Internet.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Introducendo la conferenza stampa in webcast, il general manager dell’Intel IoT Group, Doug Davis ha parlato del grande potenziale economico di un mercato che solo quest’anno dovrebbe generare 2 miliardi di dollari di fatturato e che crescerà nei prossimi anni a tassi di quasi il 20%. «Ma oggi – ha ricordato Davis – l’85% degli oggetti non “parla” con Internet. La Internet delle cose deve scalare, se stiamo parlando di decine di miliardi di dispositivi e oggetti abbiamo bisogno di fondamenta, di mattoni standard con cui possiamo costruire una vera piattaforma. Intel porta con sé tre capacità indispensabili a tale fine: una nuova architettura IoT su cui impostare la piattaforma, nuovi prodotti e servizi che la compongono e un esteso ecosistema di aziende che tutte insieme sviluppano soluzioni aiutando i loro clienti a scalare a loro volta e inventare altre soluzioni».

Leggi anche:  Canon presenta PRISMAcolor Manager

Davis ha circoscritto tre grossi ambiti operativi che Intel vuole attaccare apertamente. «Una prima area è ovviamente il mobile IoT, ma pensiamo in particolare alla Internet degli oggetti che popolano e popoleranno sempre più le abitazioni e gli edifici commerciali e una terza area, importantissima e variegata, dell’industrial Iot, un mercato fatto di impianti, fabbriche, ospedali. In tutti questi ambiti bisognerà sviluppare applicazioni, per esempio per la gestione dei consumi energetici, dell’illuminazione e moltissimo altro, far dialogare protocolli diversi, estrarre i dati, aggregarli in informazioni».

A questo punto, Davis ha chiamato al suo fianco John Gilber, CEO della società Rudin Management, che da un secolo esatto gestisce un nutrito portafoglio di edifici commerciali a Manhattan, contribuendo, ha detto Gilber, «a modificare nel corso del tempo la skyline di New York». Grazie alle tecnologie annunciate da Intel, Rubin ha messo a punto una applicazione, D-Bus, che consente di gestire in modo fortemente ottimizzato l’energia utilizzata per illuminare e riscaldare i suoi grattacieli, facendo ampiamente leva su sensori termici e di presenza. «Il cuore della nostra soluzione è rappresentato dalle centrali tecnologiche cui fanno capo i diversi impianti, il cervello che rende possibili risparmi molto significativi è D-Bus con il suo cruscotto semplificato su iPad. Ma il sistema nervoso di tutto lo fornisce Intel» ha concluso Rubin. Un partner come Siemens, invece, ha messo a frutto le soluzioni e il software sviluppato da Intel una soluzione smart city che consente di pianificare e automatizzare la complessa ricerca di un parcheggio in aree metropolitane molto affollate, riducendo il traffico e l’inquinamento e rendendo possibile l’ulteriore sviluppo di servizi innovativi.

La piattaforma IoT preconizzata da Intel, ha infine precisato Davis, si articolerà in cinque aree di intervento partendo appunto dall’edge, dai dispositivi che generano i dati, fino all’incanalamento di questi ultimi nei data center attraverso soluzioni di connettività, discovery dei dispositivi, normalizzazione delle informazioni. «Sottesa a tutto questo c’è una problematica di sicurezza, hardware e software, che Intel riesce a coprire attraverso le competenze, incluse quelle acquisite e sviluppate con MacAfee». Con l’occasione, Davis ha annunciato la disponibilità di Wind River Edge Management System, un prodotto che sarà parte integrante, insieme all’Intel IoT Gateway che ha debuttato prima dell’estate. Il sistema, ha specificato Davis, verrà progressivamente integrato e validato nel Gateway che già comprende l’estensione Wind River Intelligent Device Platform, un ambiente di sviluppo che dispone di tutte le componenti pre-integrate e pronte da utilizzare, per mettere in sicurezza, gestire, e collegare i “nodi” che raccoglieranno le informazioni della IoT per trasferirli a monte verso i centri di elaborazione. Messo a punto da Wind River, società acquisita da Intel cinque anni fa, l’Edge Management System supporta un ampio ventaglio di interfacce hardware e sistemi operativi, assicurando la massima flessibilità nella realizzazione di implementazioni IoT.

Leggi anche:  DataMaster Lab premia Epson con cinque stelle

La parte successiva della Web conference ha visto gli interventi di altre personalità senior di Intel. Diane Bryany ha parlato dei prodotti e delle iniziative a livello di data center e analytics. Doug Fisher della problematica della programmazione del software per l’IoT e del contributo di Intel e della sua rete di sviluppatori. Mike Bell è intervenuto sulla ricerca nel campo dei nuovi dispositivi, in particolar modo dei computer “indossabili”. E infine Wen-Hann Wang, un ricercatore che aveva fatto parte del team di progettazione del processore Pentium, ha paragonato l’atmosfera tecnologica di allora all’entusiasmo con cui Intel vuole portare la stessa intelligenza negli oggetti della vita di tutti i giorni, magari ha detto Wang, con meno transistor e con consumi energetici ridottissimi.