Medicina hi-tech, a Pistoia un robot simulatore aiuta a curare i bambini

Medicina hi-tech, a Pistoia arriva il robot simulatore che aiuta i pediatri

Si chiama Jacopo, respira, muove gli occhi, si lamenta e gli manca solo la parola per sembrare a tutti gli effetti un piccolo paziente del reparto pediatrico dell’ospedale di Pistoia: è grazie a questo robot simulatore di casi clinici che i medici potranno ottimizzare le cure dei bambini

Il robot è una sorta di manichino “simulatore”, sensibile alla variazione di pressione arteriosa e in grado persino di cambiare il ritmo del battito cardiaco. Dopo l’orsetto robot che cura i bambini, messo a punto dal Personal Robots Group del Massachusetts Institute of Technology (Mit), ad aiutare i pediatri stavolta è un robot con sembianze umane, talmente realistiche che i medici dell’équipe pediatrica di Pistoia l’hanno voluto chiamarlo Jacopo, il nome del presidio ospedaliero: connesso a un computer dedicato, Jacopo può riprodurre diversi stati clinici, come spiega l’Azienda USL 3 Pistoia.  Un altro robot famoso, stavolta nell’ambito della riabilitazione, è Lokomat, all’Ospedale Bambin Gesù di Santa Marinella in provincia di Roma: un robot di ultima generazione che aiuterà ogni anno oltre cento bambini colpiti da disabilità motorie dovute a danni neurologici a recuperare la funzionalità delle gambe

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Una speranza contro la sindrome di Tourcot

Ora l’ospedale di Pistoia è dotato di un sistema innovativo e di altissimo livello tecnologico, grazie ai fondi raccolti con la Biciclettata della Salute, manifestazione svoltasi lo scorso settembre e organizzata dall’ Associazione pistoiese Mo.Fe.Ma onlus insieme ad altre associazioni locali.

Il robot bambino che salverà la vita di numerosi piccoli pazienti è stato consegnato in questi giorni da Mario Pratesi Innocenti e Federica Giovannetti, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’associazione, genitori di Morgana, Federico e Marika e, infatti, Mo.Fe.Ma è la parola che unisce le iniziali dei nomi dei loro tre figli, affetti dalla ‘sindrome di Tourcot’, malattia genetica rara e incurabile. Un gesto di solidarietà e allo stesso tempo un incentivo alla ricerca per la lotta contro questa grave patologia.

Leggi anche:  Economia circolare, Samsung estende la riparazione fai da te ad altri prodotti