Non solo capital

Creatività, innovazione, cambiamento. Come cambia la strada per raggiungere il profitto

Secondo un’analisi di Dylan Tweney, pubblicata su Venture Beat, il denaro non manca ma sembra che il ventaglio delle occasioni per i venture capital si stia riducendo al punto tale da avvertire la necessità di lavorare ancora più duramente per poter cogliere tutte le opportunità possibili.

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Un modo di reagire da parte di molti venture capital è stato quello di offrire valutazioni ridicolmente enormi. Così è capitato con Slack, la piattaforma innovativa di comunicazione, valutata circa un miliardo di dollari nonostante abbia solo 268mila utenti attivi al giorno. Ciò significa che Google Ventures e Kleiner Perkins Caufield & Byers (KPCB), gli investitori di piombo, valutano ogni utente di Slack circa 4.180 dollari.

Se Facebook avesse ottenuto una valutazione analoga per i suoi miliardi di utenti, avrebbe avuto una capitalizzazione di mercato di oltre quattro miliardi di dollari.

Per i fondatori di Slack, è stato sicuramente un ottimo affare, visto che hanno ottenuto 120 milioni di dollari, rinunciando soltanto al 10 per cento della società. Per gli altri VC, probabilmente si tratta di una piccola scossa, utile tuttavia per aprire gli occhi e cercare di capire come competere.

Le vie del successo sono (in)finite?

«Il modello di rischio si sta evolvendo, acquistando un valore aggiunto» – ha dichiarato questa settimana il presidente di Intel Capital, Arvind Sodhani alla conferenza annuale della sua azienda per le società presenti in portafoglio e per quelle partner. Per chi non lo sapesse, Intel Capital è un gigante alla stregua di Google o di Kleiner. Negli ultimi dieci anni, ha investito annualmente una cifra che va dai 300 milioni di dollari ai 400 milioni di dollari ed è uno dei più grandi finanziatori di startup nel mondo tecnologico. Soltanto nel 2014, Intel Capital ha realizzato 55 investimenti per un totale di 344 milioni di dollari. Ha anche visto tre IPO e 19 acquisizioni. Una scelta giusta, una strategia efficiente e un ottimo investimento. Sembrerebbe la strategia di azione standard dei venture vapital. E allora quale sarebbe la novità? In realtà, la peculiarità risiede nel fatto che Intel Capital non offre solo denaro. Si tratta di una realtà ben più complessa. Networking per la precisione. Negli ultimi dieci anni o più, Intel, infatti, ha offerto un potente “ecosistema” in aggiunta alla sua offerta di capitale. Accettare un investimento da parte di questo fondo significa avere accesso a una potente rete di clienti, partner e consulenti. In breve, un investimento da parte di Intel significa l’ammissione a un club elitario di aziende, con accesso a una rete di altre aziende che possono acquistare i prodotti, investire nelle idee o aiutare e dare sostegno in altro modo. È davvero un ecosistema, un piccolo universo con Intel al centro.

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Strade differenti

Ma questa non è l’unica via battuta. Altri fondi stanno prendendo una strada diversa. Eden Shochat, il fondatore di Aleph, una società di VC israeliana, ha allestito il suo primo fondo, con 150 milioni di euro. In altre parole, tutto il fondo di Aleph equivale a circa la metà di quello che Intel investe in un solo anno – e la rete di imprenditori e investitori israeliani rappresenta un ecosistema molto più piccolo rispetto a quello di Intel. Così Aleph cerca di differenziarsi attraverso il software. Il suo punto di forza è il Karma. Dico davvero. Karma è l’app costruita da Aleph per contribuire a collegare gli imprenditori israeliani. Si tratta di una rete aperta, quindi non solo per le società presenti nel portafoglio Aleph. Utilizzando l’applicazione, le persone possono porre domande, ricevere o dare consigli, e fare riferimenti ad altre persone nella loro rete. Karma ha ora 2.100 imprenditori attivi. Questa applicazione fornisce un reale valore per gli imprenditori e consente anche di rivelare dove si trovi il talento. Per esempio, è facile vedere quali utenti abbiano ottime referenze, quali siano in grado di fornire le risposte migliori ai problemi delle startup e quali abbiano la migliore reputazione come ingegneri, progettisti, o altro.

Si tratta di un software che rappresenta un valore notevole per le startup, ma le imprese di capitale di rischio sembrano ancora arrancare dietro alla celebrazione del software.

Il posto a tavola

Una cosa è certa. I venture capital devono darsi da fare se vogliono mantenere il loro posto a tavola. Diversa, invece, è stata la risposta di quei venture capital che hanno deciso di investire in progetti orientati verso uno scopo sociale. «Si tratta di seguire una doppia linea di azione» – ha dichiarato Nancy Pfund, fondatrice della società di venture capital DBL Investors. «Una società di venture capital deve fare i soldi e fare la differenza». Tutte le società finanziate da DBL Investors sono di grande impatto sociale, come SolarCity, Pandora Media e Tesla Motors. Quest’ultima in particolare ha rappresentato un investimento di grande impatto. Elon Musk, l’amministratore delegato di Tesla (nonché uno dei primi finanziatori esterni della startup), ha riconosciuto alla DBL Investors il merito di non aver voluto spingere immediatamente per un rapido profitto. «Quando una società lavora su un prodotto o un servizio che è veramente utile alla società, aumenta la probabilità di un buon risultato finanziario» – ha detto Munsk. «Persone intelligenti e di talento hanno un sacco di qualità e ciò assume significato solo se possono fare soldi e avere un impatto positivo sulla società».

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Essere utili o avere utili?

Ovviamente, per realizzare qualcosa che abbia un impatto sociale, occorre che le aziende finanziate siano in attivo e abbiano un profitto. Ma al primo posto rimane sempre fermo l’obiettivo di creare qualcosa che sia di interesse pubblico.

«Parte della nostra missione è di dimostrare che le aziende possono avere un profondo impatto a prescindere dalla loro attività» – ha dichiarato Nancy Pfund. Tra le condizioni dell’investimento vi è l’obbligo per le aziende di lavorare con DBL per identificare i loro obiettivi di impatto sociale e di redigere una relazione sugli obiettivi raggiunti due volte l’anno. Proprio a tal fine, la DBL Investors dispone, all’interno del suo staff, di una persona destinata a concentrarsi sulla misurazione dell’impatto sociale dei suoi investimenti. SolarCity, per esempio, sta aiutando a convertire le famiglie e le imprese all’energia solare, impiegando più di 7.500 persone, tra cui molte residenti nei luoghi in cui i livelli di occupazione non sono ottimali.

Sembra quindi essersi diffusa tra gli investitori l’idea che fare del bene e fare bene non si escludano a vicenda.

Qualcosa di nuovo

Quando la venture capitalist Nancy Pfund creò il primo fondo, i primi investitori furono proprio le banche che avevano bisogno di investire in aree a basso reddito in qualità di membri del Community Reinvestment Act. Insomma, aria di cambiamento nel mondo dei venture capital. La logica del mero profitto sembra non essere più la strategia di azione esclusiva. Di certo, i venture capital non sono in crisi. Nel 2014, hanno investito tre miliardi di dollari in più rispetto al 2013. E sono tanti soldi. Anzi tantissimi. Forse, anche troppi. E i venture capital lo avvertono. In un momento come quello attuale in cui le società di venture capital sembrano riprodursi esponenzialmente, occorre un cambiamento. È necessario inventare qualcosa di nuovo per non rimanere sopraffatti dalla concorrenza. Non credo che i venture capital diventeranno altruisti, ma l’altruismo potrebbe diventare un nuovo alleato dei profitti. Ricavare profitti da progetti solidali e redditizi potrebbe essere la nuova frontiera dei VC.

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