E’ con una petizione di 200mila firme, tra cui ministri e personaggi dello spettacolo, che è stato richiesto ufficialmente all’Unesco che la pizza diventi patrimonio dell’umanità

La richiesta presentata alla Commissione italiana dell’Unesco, è stata lanciata dal presidente della Fondazione UniVerde Alfonso Pecoraro Scanio su Change.org, con il sostegno della Coldiretti e dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, ma ha trovato l’appoggio anche del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, di quello dell’Istruzione Stefania Giannini e di quello dell’Ambiente Gianluca Galletti.

Anche tanti personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport hanno sostenuto la petizione: Gabriele Muccino, Renzo Arbore, Luciana Littizzetto, Ilary Blasy, Jimmy Ghione, Eugenio Bennato e Giorgio Panariello. Tra gli sportivi i calciatori Totò di Natale, Fabio Quagliarella e anche tutta la squadra del Pisa.

Simbolo dell’identità nazionale

“Il riconoscimento dell’Unesco ha un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “è chiaro che garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione significa difendere un pezzo della nostra storia, ma anche la sua distintività nei confronti della concorrenza sleale”.

Un prodotto che va tutelato

La Coldiretti evidenzia il fatto che quasi due pizze su tre (63 per cento) “sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori”.

“Troppo spesso – conclude Moncalvo – viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall’est Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell’extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale”.

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