Soluzioni cloud ibride: entro tre anni, svolta nella loro implementazione

OVHcloud apre le sue prime due Local Zone in Spagna e Belgio

Secondo una ricerca Avanade, sebbene si debbano ancora comprendere le basi delle soluzioni cloud ibride, i vertici aziendali sono i soggetti più motivati a superare le barriere relative alla loro implementazione

Le aziende prevedono che più della metà dei loro applicativi e dei loro servizi girerà su sistemi cloud ibridi in media entro i prossimi tre anni, alla luce dei risultati di un’indagine condotta su scala globale e resi noti oggi da Avanade, società fornitrice di soluzioni tecnologiche, cloud e servizi gestiti per le aziende. Dalla ricerca, condotta su 1.000 tra alti dirigenti, responsabili delle business unit e responsabili IT di 21 Paesi, Italia compresa, emerge inoltre che, sebbene aziende di ogni dimensione e area geografica considerino l’adozione di sistemi cloud ibridi una priorità, c’è ancora molta confusione rispetto al reale significato del termine cloud ibrido e agli strumenti necessari per predisporre la relativa implementazione.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Nonostante i timori – reali o percepiti – relativi ad aspetti di sicurezza e di privacy, si sta chiaramente profilando all’orizzonte una svolta nell’adozione di sistemi cloud ibridi. Dallo studio condotto da Avanade risulta che le aziende di ogni parte del mondo si aspettano dall’implementazione un vantaggio sensibile sui concorrenti diretti, all’interno dei settori in cui operano. È interessante notare come, a fronte di una costante tendenza allo spostamento delle decisioni d’investimento in ambito IT al di fuori delle divisioni IT tradizionali, gli alti dirigenti siano le figure che maggiormente apprezzano il valore delle soluzioni cloud ibride, dimostrandosi anche le più motivate ad adottarle.

Essi, inoltre, si dimostrano più propensi dei responsabili IT nel pensare ad un immediato utilizzo delle applicazioni più ”critiche” – data&analytics, applicazioni e-commerce o servizi a contatto diretto con il cliente – in ambienti cloud ibridi (il 32% in più).

Leggi anche:  Grazie a OpenText Cloud Editions 24.2 i clienti possono ampliare i propri orizzonti

Tuttavia, dalla ricerca si evince anche che le aziende devono ancora compiere un passo importante per realizzare questo vantaggio competitivo: quasi tutte, infatti, non hanno ancora sviluppato una strategia per l’uso del cloud ibrido come parte integrante della loro infrastruttura IT aziendale.

· Le società investono più velocemente in soluzioni cloud ibride che in soluzioni cloud di tipo pubblico o privato. Il 69% di queste aziende a livello globale, e il 65% in Italia, concorda nell’idea che l’implementazione di una strategia cloud ibrida sarà al centro dei loro programmi nel corso del 2015;

· Nonostante siano tutti più o meno concordi sul fatto che l’adozione di soluzioni cloud ibride debba avere carattere prioritario, il 58% delle società a livello globale dichiara che attualmente non ha una strategia definita in questo senso. Questa percentuale scende sensibilmente in Italia attestandosi, in senso positivo, al 40%;

· Intanto, poche società comprendono appieno il potenziale delle soluzioni cloud ibride: solo il 16% (e in Italia il 10%) degli intervistati è in grado di identificare tutti i benefici che esse sono in grado di apportare. Tali vantaggi comprendono, ad esempio, la capacità di integrare cloud di tipo pubblico e privato, identificando la tipologia più corretta in base al tipo di esigenza da affrontare, suddividendo così la mole di lavoro su più cloud pubblici e dimensionando le attività in base alle esigenze;

· Come le diverse società intervistate a livello globale sono sempre più concordi nel considerare il cloud ibrido un elemento capace di consentire alle loro organizzazioni di concentrarsi su questioni centrali ai fini della crescita dell’impresa (74%). E questo tipo di considerazione risulta ancora più forte in Italia dove si trova concorde ben l’84% del campione intervistato;

Leggi anche:  OVHcloud annuncia la disponibilità immediata della nuova region "Availability Zone" a Parigi

· Ben poche sono le società che sviluppano applicazioni in grado di sfruttare tutte le funzionalità tipiche degli applicativi sviluppati per il cloud. Il 71% delle società a livello globale, e il 90% in Italia, utilizza semplicemente l’infrastruttura cloud per eseguire gli applicativi già esistenti, senza rendersi conto della velocità, della portata e dell’efficienza che potrebbero offrire le soluzioni cloud;

· Il 53% (il 38% in Italia) delle società identifica le questioni legate alla sicurezza e alla privacy – reali o percepite – come particolarmente critiche ai fini dell’implementazione di soluzioni cloud ibride, ma il 60% (e ben il 78% in Italia) di esse ammette che oggi queste soluzioni sono più sicure rispetto a tre anni fa. Questi elementi dimostrano chiaramente come in Italia, rispetto al resto del mondo, c’è maggiore fiducia nei livelli di sicurezza delle soluzioni di cloud ibrido.

· Nonostante i timori, i manager che hanno partecipato alla ricerca ripongono comunque la loro fiducia nella capacità delle soluzioni cloud ibride di aiutare le loro aziende a distinguersi dalla concorrenza. Società di ogni dimensione e area geografica prevedono che entro tre anni in media la metà dei rispettivi applicativi e servizi sarà implementata in ambiente cloud ibrido. E questo dato trova d’accordo anche i manager italiani, con una media tra i 3 e i 4 anni.

“Il cloud ibrido offre alle aziende la velocità e la flessibilità necessarie al processo di digitalizzazione e consentono loro di concentrarsi sulle attività finalizzate a crescere e a superare la concorrenza,” sottolinea Sergio Visci, Senior Director Infrastructure Services and Cloud. “Le funzioni IT possono perdere i rispettivi compiti di controllo e di gestione dei budget, ma le soluzioni cloud ibride danno loro l’opportunità di operare in sintonia con le priorità dei vertici aziendali, e di offrire valore strategico all’impresa in modo sicuro e ben disciplinato.”

Leggi anche:  Non solo hyperscaler: il valore dei Regional Cloud Provider