E’ grazie ad una nuova tecnica di ricostruzione bionica realizzata da un gruppo di scienziati dell’Università di Vienna, che tre pazienti hanno riacquisito l’uso di una mano, comandando il nuovo arto con il pensiero

L’operazione è stata diretta dal dott. Oskar Aszmann, con la collaborazione dell’italiano Dario Farina dell’Università di Gottingen.

Un training per il cervello

I tre uomini presentavano lesioni del plesso brachiale, il sistema di nervi che trasmette i segnali nervosi dalla spina dorsale agli arti, responsabile del movimento e della sensibilità.
Grazie alla mano bionica è possibile intercettare i segnali nervosi residui, con l’uso di elettrodi. Questi segnali sarebbero troppo deboli per un movimento spontaneo della mano, ma sono abbastanza forti per essere captati dall’arto collegato.

Un sistema innovativo, che richiama scenari fantascientifici visti finora solo nei film e nelle serie tv. La procedura richiede una fase di training mentale perché il cervello si abitui a gestire la mano bionica. Dopo questa fase di abituazione, i chirurghi amputano la mano che non funziona più e al suo posto collegano la protesi.

Il precedente

I pazienti stanno attraversando con successo la fase di riabilitazione e sono in grado di compiere gesti prima impensabili, come bere un bicchiere d’acqua o infilarsi da soli dei vestiti.
L’operazione non è la prima nel suo genere: ricordiamo l caso del 48enne Walter Visigalli, il primo uomo in Italia a subire un trapianto di mano, alla fine ha deciso che il nuovo arto bionico impiantatogli dal suo chirurgo di fiducia, il dott. Marco Lanzetta, era più un fastidio che un aiuto. L’uomo era stato il primo paziente italiano a subire un trapianto dell’arto, ma  nel giugno del 2013 aveva deciso di farsi asportare la mano trapiantata a causa del rigetto e a settembre questa gli era stata sostituita con un arto bionico.

“L’utilizzo di questa protesi di mano bionica apre importantissimi scenari per le persone che subiscono amputazioni di arti, e che potrebbe far diventare il trapianto di mano, se fatto in giovane età, una misura temporanea, nel caso vi siano effetti collaterali di rigetto o cali di funzione, come avvenuto per Walter” – spiega il Dott. Lanzetta.

Ricordiamo anche il progetto internazionale “LifeHand 2″, che ha permesso di realizzare una mano bionica che restituisce la sensazione del tatto praticamente identica a quella naturale

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