Nell’era 2.0 in cui tutto diventa virale in un attimo, si rischia una pandemia: sempre più diffusa la sindrome da “società sotto assedio”

E’ un vero e proprio allarme quello lanciato in occasione del 23esimo Congresso dell’Epa, l’Associazione europea di psichiatria, che si chiude domani a Vienna: “Crescono le paure e diminuiscono i sogni”, spiega Claudio Mencacci, past president della Società italiana di psichiatria (Sip). “Emotività estrema, angoscia, panico, paura, smarrimento, la sensazione di fragilità e di essere sotto attacco su due fronti. Da un lato la crisi economica, il terrorismo dall’altro”.

La minaccia è ovunque e corre anche attraverso i social: i primi di marzo Twitter ha eliminato duemila account terroristici in una settimana e in risposta a questo gesto l’Isis ha annunciato sul web l’inizio delle ostilità nei confronti di Twitter.

Proteggersi da tutto

Questo malessere collettivo sta assumendo proporzioni preoccupanti, ne soffrono “circa 4 italiani su 10”, secondo le stime del medico. Si tratta di “un blocco psicologico che sta assumendo i contorni della sindrome: la gente inizia a disertare i maxi-eventi collettivi, a evitare i mezzi pubblici, gli spostamenti e i viaggi. Sta addirittura aumentando l’utilizzo dei giubbotti antiproiettile da parte della gente comune. C’è il bisogno diffuso di sentirsi in qualche modo fisicamente protetti”.

Picco di terrore in Francia

Per descrivere questo fenomeno il direttore del Dipartimento di neuroscienze dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano fa riferimento alla mitologia greca: “E’ la ‘deimosfobia’ e nasce da Deimos, dio del terrore figlio di Ares e Afrodite, che con il fratello Phobos accompagnava il padre in battaglia. Paura e terrore insieme. La paura del terrore, appunto”.
Ogni Paese ha la sua storia e reazioni diverse, delineando una sorta di quadro della paura che vede le percentuali massime in Francia (90%) e Gb (70%).

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“Il dato è molto alto anche in Spagna e in altre nazioni che hanno sperimentato attacchi diretti. Per l’Italia un conto preciso non è stato fatto, ma possiamo stimare un 40% di persone vittime di una sensazione di forte minaccia sociale. All’incertezza economica e alla disoccupazione giovanile si aggiunge l’orrore delle teste decapitate e degli attentati.”