Durante la Settimana mondiale dedicata al cervello, si discuterà anche della dieta più corretta per mantenerlo sano, con preziose indicazioni sui cibi da consumare e quelli da evitare

Non poteva esserci occasione migliore che la settimana dedicata al cervello, in partenza il 16 marzo, per ascoltare i consigli dei neurologi sulla dieta ideale per preservare questo importantissimo organo.

Promosse la dieta vegetariana e mediterranea

Gli specialisti ricordano che l’alimentazione amica del cervello è soprattutto vegetariana a basso contenuto proteico, già considerata un elisir di lunga vita e un’alimentazione amica dell’ambiente, ora indicata come ideale per chi soffre di Parkinson; per combattere l’Alzheimer, di cui è stato scoperto il meccanismo di formazione, ottima anche la dieta mediterranea, mentre mangiare meno salato riduce del 30% il rischio di ictus.
Il presidente della Sin Aldo Quattrone, rettore dell’università degli Studi ‘Magna Graecia’ di Catanzaro, parlando del morbo di Parkinson, elenca “almeno 5 buone ragioni a supporto della scelta di una dieta ad alto contenuto ‘verde’. Su tutte “la possibile interazione delle proteine con l’assorbimento e l’ingresso nel cervello del farmaco di riferimento per questa patologia, la levodopa”.

Dieta vegana troppo estrema

Inoltre, spiega Quattrone, “una dieta vegetariana è idonea perché ad alto contenuto di carboidrati e basso di grassi”. Non esiste una dieta universale, ma “la via da seguire è quella di una dieta personalizzata” che andrebbe valutata a seconda dei casi.
Sconsigliata dai neurologi invece l’alimentazione vegana, considerata troppo estrema, in quanto “il rischio di regimi così stretti come quello vegano che esclude anche uova e latte è che portino a carenze di alcuni nutrienti essenziali – avverte Mario Zappia, direttore della Clinica neurologica del Policlinico dell’università di Catania – Infatti il 50% dei vegani ha bassi livelli plasmatici di vitamina B12. Disfunzioni neurologiche si manifestano quando, in seguito al diminuito introito alimentare di questa vitamina, i depositi corporei si esauriscono. Un ritardo di 5-10 anni può separare l’inizio di una dieta estrema dall’insorgenza dei disturbi neurologici”.

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