E’ in seguito ad un grave incidente che due anni fa Pierdante Piccioni ha perso la memoria di 12 anni di vita: ora il medico reagisce e torna a lavorare in corsia

Sono passati due anni dal tragico incidente che ha cancellato 12 anni di memoria al primario del Pronto soccorso dell’ospedale di Codogno, nel lodigiano. L’uomo, dopo lo schianto sulla strada tra Pavia e Lodi il 31 marzo 2013 era stato portato al pronto soccorso e, quando aveva ripreso coscienza, la sua memoria aveva fatto un salto indietro nel tempo. Pierdante era convinto che fosse il 25 ottobre 2001, pertanto si credeva ancora quarantenne e padre di figli piccoli, quando invece erano già adolescenti. Inoltre pensava che sua madre fosse ancora viva, mentre era morta da tempo e non si capacitava delle rughe sul volto della moglie. Uno scherzo della memoria che sembra incredibile ma è accaduto veramente. Del resto, il cervello funziona a volte in modi misteriosi ed è stato dimostrato che vecchi ricordi sepolti nei meandri della memoria possono tornare a galla grazie all’effetto amarcord sul cervello, scatenato da emozioni forti o esperienze traumatiche.

Ritorno al futuro

Che effetto fa trovarsi all’improvviso catapultati nel futuro? Il medico sembrava ignorare tutti i fatti storici avvenuti in quei 12 anni, così come i cambiamenti tecnologici.
Un cervello congelato nel passato, che vive nel presente come se fosse un futuro ancora ignoto.
Ma ciò che sconcertava di più l’uomo, era il timore di non poter più esercitare il suo lavoro di medico, a cui aveva dedicato anni di vita e studi appassionati, con un curriculum impressionante: professore a contratto della scuola di specialità in medicina d’urgenza, scelto dal Ministero della Salute per il tavolo di lavoro sulle linee guida nazionali del triage, autore di proposte per le nuove linee guida nazionali sull’osservazione breve. Con la forza di volontà, a volte vacillante, Piccioni ha deciso di studiare per colmare i 12 anni di vuoto e, sostenuto dalla famiglia e dai colleghi, è riuscito a tornare in prima linea, a contatto con i pazienti al pronto soccorso, riprendendo il ruolo di primario che gli apparteneva fino a quel maledetto giorno del 2013.

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Una storia di riscatto

Ecco come Piccioni racconta il suo passato: “La mia – dice – è una storia di riscatto. Una volta ritornato nel mio ruolo, mi sono messo a raccontarla perché può servire a chi ha deciso di mollare”.
Il fatto è che “quando ti etichettano come disabile ti viene voglia di mollare. E’ quanto di più sbagliato ci sia. E il tempo, poi, mi ha dato ragione”. La maggior soddisfazione è stata quella di vincere gli ostacoli di “una certa burocrazia che mi aveva prospettato la pensione di invalidità, la stessa che poi mi ha dovuto riaccettare come primario”. Dalla sua esperienza, il primario ha capito che “il pregiudizio nasce dalla paura e poi arriva l’isolamento. Io – sottolinea – ho detto no a tutto questo”. L’uomo oggi afferma di avercela fatta anche grazie ad un aiuto psicologico. “Solo fino a qualche mese fa sono stato in cura da un terapeuta, non mi vergogno affatto a dirlo. E ne sono stato aiutato moltissimo. Così ora – conclude soddisfatto – sono qui”.