Facebook contro Salvini, atto primo

Il team del social network blocca la pagina del leghista per aver incitato all’odio razziale

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Bloccato per 24 ore. Matteo Salvini non ha potuto accedere alla sua pagina pubblica su Facebook a causa di una parola di troppo espressa forse inconsciamente ma contraria alle regole di utilizzo del social network. Dopo aver espresso il termine “zingaro” dalla propria bacheca, Salvini ha ricevuto una notifica dal team italiano che lo avvisava della chiusura temporanea del profilo per incitamento all’odio razziale. Conosciamo bene le idee del personaggio politico, criticato soprattutto per i suoi post social contro certe etnie e campi rom, ma questa volta non tutti sono d’accordo con la scelta del sito.

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Il motivo è semplice: per molti la parola zingaro è un termine italiano corretto per indicare un popolo dai tratti distintivi. Seppur con il tempo abbia assunto caratteristiche dispregiative, ci sono gruppi di supporto alla popolazione zingara che usano la parola anche nel loro nome senza timore, la AIZO, Associazione Italiana Zingari Oggi è tra queste. A ragione Salvini non è stato dunque bloccato per aver utilizzato il termine “zingaro” ma per il contesto in cui lo ha inserito, evidentemente ponendolo come aggettivo peculiare per indicare tipologie di persone dalla non condivisibile etica. Se invece di quel termine ne avesse usato un altro, magari etichettando abitanti del Sud Italia, Facebook avrebbe agito allo stesso modo, nel pieno rispetto delle identità altrui e nella convinzione che non sia la provenienza a condannarci ma il modo di comportarsi in società.

Il dietrofront

“Dopo aver esaminato la pagina di Matteo Salvini ci siamo resi conto che, mentre uno dei contenuti è stato rimosso correttamente poiché in violazione delle nostre policy riguardanti l’incitamento all’odio, abbiamo anche rimosso erroneamente un altro contenuto. Dal momento che il nostro team gestisce più di un milione di segnalazioni ogni settimana, occasionalmente facciamo un errore. Ci scusiamo per il disagio causato dalla rimozione di questo contenuto”: lo dice all’Ansa un portavoce di Facebook.

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