Se in passato si associava più spesso l’infarto agli uomini, uno studio rivela a morire sono più le donne già colpite da un attacco cardiaco

 

La ricerca è stata condotta da un gruppo di studiosi dell’Università di Bologna, coordinato dal dottor Raffaele Bugiardini del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Strumentale e dimostra come le donne colpite da infarto hanno probabilità di morire molto più elevate rispetto agli uomini.
Lo studio, presentato in occasione del convegno annuale dell’American College of Cardiology di San Diego, in California, rivela che il tasso di mortalità per le donne colpite da attacco cardiaco, a parità di cure ricevute, è persino il doppio rispetto a quello che registrato per gli uomini: 6% per questi ultimi, contro un 12% per le donne. Di recente è stato dimostrato che sulla probabilità di avere un attacco cardiaco influirebbe significativamente anche la statura: le persone basse sono più esposte a problemi cardiaci. In particolare, il rischio di infarto, che in futuro forse si potrà diagnosticare con un esame del sangue, aumenta del 13,5% per ogni 2,5 cm in meno di statura. Veri e propri toccasana per mantenere un cuore forte, oltre alla pratica della sauna, sono  lo yoga, mangiare molte cipolle, e aiuterebbe anche avere un’indole ottimista.

Donne sottovalutano i sintomi

La spiegazione è in realtà piuttosto banale: le donne riconoscono con più difficoltà i sintomi di un infarto imminente e quindi quando arrivano all’ospedale per ricevere le cure necessarie, è ormai già troppo tardi.
Inoltre le donne tendono a sottovalutare più degli uomini i sintomi tipici dell’infarto: si è visto che passa in media un’ora prima che chiamino il pronto soccorso per chiedere assistenza, contro 45 minuti per gli uomini, dai primi segnali di cedimento del cuore.

“Il fatto più grave – spiega il coordinatore della ricerca Raffaele Bugiardini – è che dopo aver chiamato i soccorsi, più del 70% delle donne oggetto di studio hanno impiegato più di un’ora per raggiungere l’ospedale, rispetto a meno del 30% degli uomini”.

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