Internet delle Cose: il Garante vuole certezze

Avviata una consultazione per capire in che modo i dati personali escono dagli oggetti per arrivare a destinazione

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Si fa un gran parlare di Internet delle Cose come di un mondo in grado di donare l’intelligenza ad oggetti finora passivi. Porta ombrelli in grado di avvisare se pioverà, garage che si aprono in automatico quando chiudiamo la porta di casa o luci a spegnimento orario; insomma l’IoT potrà davvero semplificarci la vita ma non senza pagare dazio. Le abitudini delle persone verranno infatti trasformate in dati e veicolate sulle classiche vie di comunicazione (come il Wi-Fi) che potrebbero benissimo essere intercettate o utilizzate per scopi diversi.

Chiarezza sulle modalità

Per questo il Garante italiano per la Privacy ha deciso di avviare una consultazione pubblica sul tema dell’IoT, cercando di capire in che modo l’Internet delle Cose preserverà i nostri dati sensibili permettendoci di evolvere la società e il modo di interagire con case, città e veicoli. In particolare, l’Autorità intende acquisire elementi su questi aspetti: la Modalità di informazione degli utenti, anche in vista di un eventuale consenso; la Privacy by design, cioè la possibilità che fin dalla fase di progettazione dei servizi e dei prodotti gli operatori coinvolti adottino soluzioni tecnologiche a garanzia della privacy degli utenti; Cifratura e anonimizzazione delle informazioni; Interoperabilità dei servizi; Strumenti di certificazione. Chiunque può contribuire inviando le proprie considerazioni entro 180 dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e scrivendo all’indirizzo iot@gpdp.it.

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