La Legge di Moore compie 50 anni ma è ancora valida?

La Legge di Moore compie 50 anni

Secondo gli esperti, a 50 anni dalla sua formulazione, ci avviciniamo al momento in cui la Legge di Moore non sarà più valida

Nel 1965 il co-fondatore di Intel Gordon Moore scrisse un articolo per Electronics Magazine che è diventato il punto di riferimento per il progresso dell’elettronica e dell’informatica. Fu proprio in quell’occasione che l’imprenditore statunitense formulò la famosa prima Legge di Moore, che nella sua forma definitiva afferma che le prestazioni dei processori e il numero di transistor in essi integrati raddoppiano ogni 18 mesi. La teoria dell’informatico ha compiuto ieri 50 anni e in quest’arco di tempo si è rivelata veritiera. Oggi che la tecnologia e il modo in cui viene prodotta sono cambiati radicalmente sarà ancora attuale?

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Secondo gli esperti, la Legge di Moore non festeggerà i 60 anni in quanto la miniaturizzazione dei transistor non potrà continuare senza perdere in efficienza. D’altronde lo stesso informatico aveva teorizzato che le mole di risorse necessarie per creare nuove tecnologie nel settore dei chip sono direttamente proporzionali al tempo per il loro sviluppo.  Oggi siamo quasi al limite del numero di transistor integrabili in un chip e sarà quindi necessario sempre più tempo per trovare nuove strade verso maggiori prestazioni per i computer. I produttori di processori e le aziende di informatica ritengono quindi che la ricerca di nuovi materiali alternativi al silicio come il grafene o i nanotubi di carboni e una migliore gestione delle risorse da parte dei software siano il futuro dell’informatica.

“Non ci sono limiti alle capacità di gestione delle informazioni di un computer – ha dichiarato al Sole24Ore il vice-presidente per la ricerca avanzata di Intel, Paolo Gargini – e lo vedremo in diversi campi, dall’Internet delle cose ai device indossabili, e soprattutto nella robotica”.

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