In futuro si potrà riconoscere l’identità di una persona non solo dalle impronte digitali e dal Dna, ma anche dalla “firma” dei batteri lasciata nell’organismo umano

Ad affermarlo è uno studio comparso sulla rivista dell’Accademia di scienze degli Stati Uniti (Pnas),coordinata da Eric Franzosa, della Harvard Chan School.
Mediante un algoritmo gli scienziati hanno combinato le caratteristiche stabili e uniche dei campioni di microbioma in codici specifici per ogni individuo.

Le impronte digitali microbiche

Il progetto di ricerca, denominato “Microbioma umano” (da “microbioma”, che indica la popolazione di microrganismi che abitano il nostro corpo), ha analizzato dati provenienti da campioni di feci, saliva e pelle prelevati per un mese dai 242 volontari. Successivamente è stato fatto un confronto con quelli prelevati dagli stessi volontari dopo altre visite e da gruppi indipendenti di persone.
Questo ha permesso di arrivare alla conclusione che ogni individuo presenta un suo univoco codice e le “impronte digitali microbiche”, specialmente se ricavate dall’intestino, rimangono stabili nel tempo per oltre un anno dopo la raccolta.
La scoperta potrebbe quindi fornire un nuovo importante strumento per la polizia scientifica, che faciliterebbe l’identificazione univoca degli individui proprio come impronte digitali e Dna.

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