Environment Park: tecnologia e ambiente al servizio del business

In visita al Parco Scientifico di Torino, trasformato da area industriale in declino a centro d’eccellenza del terziario avanzato

Canavesio
Davide Canavesio, Amministratore Delegato di Environment Park

Il Parco Scientifico e Tecnologico per l’Ambiente di Torino, Environment Park, è una delle eccellenze italiane quando si parla di innovazione e sviluppo al servizio delle imprese. Lo andiamo a visitare in una mattina di sole e siamo accolti da Davide Canavesio, Amministratore Delegato, Davide Damosso, Direttore Innovazione e Sviluppo del Parco e Davide Suppia, Director della Divisione Networks Services di Colt Italia, azienda di telecomunicazioni e servizi IT di cui ci siamo occupati in un altro servizio, e che ha organizzato la nostra visita, facendoci incontrare i vertici amministrativi del Parco. EnviPark è un’azienda S.p.A. ad azionariato pubblico partecipata da Finpiemonte, dagli enti locali (Comune, Città Metropolitana, Camera di Commercio, Unione Industriale di Torino) e alcune aziende private (Amiat, Iren Energia, Smat). Envipark nasce nel 2000, sviluppando la sua attività su due pillar principali: innovazione e sviluppo da una parte, servizi immobiliari dall’altra. “Svolgiamo la funzione di ‘agenzia’ di supporto all’innovazione, in alcuni settori chiave individuati come strategici: green building, plasma nano-tech, green chemistry, advanced energy, ovvero produzione e stoccaggio di energia, clean tech. Oltre a questo offriamo anche spazi fisici per ospitare aziende tecnologiche. Disponiamo infatti di una proprietà che si estende per 100.000 metri quadri con uffici di una sessantina di compagnie”, spiega Davide Damosso, che ci accompagna durante la visita al Parco.

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“Supporto alla pubblica amministrazione per i piani di efficientamento energetico, leadership nel settore delle clean technologies, implementazione delle partnership con aziende ed enti di ricerca: questi i punti di forza di Environment Park, che raggiunge quest’annoi 15 anni di attività” ha specificato l’amministratore delegato Davide Canavesio. “Puntiamo fortemente sul settore dell’energia e in questo senso abbiamo recentemente realizzato progetti promettenti per il futuro del Parco e delle aziende ad esse collegate”.

Ieri Ferriere Fiat, oggi green architecture

La struttura dedicata agli uffici della direzione è un’ampia costruzione che ospita anche un centro congressi, dove si tengono le lezioni dei corsi di informatica del Politecnico. E’ un centro servizi realizzato in legno, secondo concezioni moderne del costruire eco-sostenibile. Si proietta decisamente verso il futuro ma non dimentica il passato. Un passato all’insegna dell’industria siderurgica, quando qui c’erano le Ferriere Fiat che lavoravano il ferro e l’acciaio per produrre la lamiera delle macchine. L’area industriale, caduta in declino dopo gli anni del boom economico, è stata dismessa alla fine del decennio 1980. La struttura metallica che adesso è puro elemento decorativo del centro servizi, richiama quella storia. “Le Ferriere occupavano in tutto 1 milione e mezzo di metri quadri, vicino al centro di Torino. Il Parco è un caso esemplare di green architecture a livello internazionale. Si tratta di un vero e proprio laboratorio di recupero urbanistico. Abbiamo investito 3 milioni di Euro in opere di bonifica ambientale, per poter costruire EnviPark.”. L’impatto ambientale è ridotto al minimo, in conseguenza dell’adozione di specifici criteri estetico-paesaggistici e funzionali. Tutti gli edifici sono coperti di verde, come le tasche di prato che rivestono i tetti. Anche l’energia è prodotta in modo eco-sostenibile.

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Energia pulita, fotovoltaico e idroelettrico

“Tutti gli edifici sono teleriscaldati e teleraffrescati da una centrale che si trova qui vicino, e che viene alimentata da cippato di legno per produrre il caldo in inverno. Siamo carbon-neutral, con soluzioni particolarmente innovative per i tempi in cui sono state pensate, una quindicina di anni fa”, spiega Davide Damosso. Un canale d’acqua che si stacca dalla Dora fornisce energia elettrica, grazie a una centrale in grado di produrre 300 kilowatt, e viene venduta alla rete. Passa attraverso un canale sotterraneo e salta un dislivello di 5,5 metri per alimentare i generatori. Una parte dell’acqua invece non viene utilizzata in turbina ma viene destinata al free-cooling nella mezza stagione, quando il clima comincia a scaldarsi. Dopo aver raffrescato i gruppi frigo, l’acqua torna infine nella Dora. Lo stesso sistema viene usato anche da  Colt per raffreddare il data center durante tutto l’anno. Accanto al centro servizi si trova un’installazione di pannelli fotovoltaici da 17 kilowatt, che alimentano alcune utenze adiacenti.

Centro Servizi
Centro Servizi

I laboratori: dalle tecnologie al plasma…

“L’attività svolta all’interno dei laboratori avviene in collaborazione con le aziende che hanno qui i loro uffici, si tratta quindi di servizi a supporto dell’innovazione industriale e tecnologica”, prosegue Damosso. Il primo laboratorio di EnviPark che visitiamo si occupa delle applicazioni del plasma, di cui il Parco ha depositato il brevetto. L’obiettivo è lavorare sulla superficie dei materiali per migliorarne le proprietà, abilitando molti tipi di applicazioni. Si va dal packaging ai tessuti, alle lastre di policarbonato o di legno. “Utilizziamo macchine che lavorano su superfici planari – ci spiegano i tecnici del laboratorio – e modificano unicamente lo strato nanometrico superficiale, non l’intero volume del materiale. Particelle infinitesimali ad altissima energia impattano contro la superficie, alterando le caratteristiche del ‘bersaglio’”. Con questa tecnologia si può ad esempio fare in modo che un colorante penetri meglio nel tessuto da tingere, risparmiando sulla quantità di colore da usare, oppure che le solette da sci assorbiscano sciolina per più tempo, migliorando le performance degli atleti in gara. “Abbiamo trattato per un cliente grosse quantità di lana in uno stabilimento industriale, nelle fasi di finissaggio, per migliorare alcune caratteristiche dei capi risparmiando sull’uso dei coloranti e riducendo anche l’impatto ambientale. Abbiamo lavorato con un tintore biellese, professionisti esperti che richiedono gli standard di qualità più elevati al mondo. Con la nostra tecnologia, siamo riusciti a soddisfare pienamente le aspettative”.

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… all’idrogeno per veicoli e data center

La visita continua nel laboratorio dove si effettuano prove sulle pile a combustibile e le batterie. Le pile a combustibile sono generatori elettrochimici che producono energia in corrente continua. Vengono alimentate a idrogeno e generano energia elettrica, come prodotto di scarto solo acqua. Sono destinate sia ad applicazioni mobili che fisse. Gli autobus ad esempio, ma anche alcuni modelli di auto fabbricate da Toyota e Hyundai, funzionano con queste batterie. Tra le applicazioni fisse invece, una delle più interessanti è la generazione elettrica in situ, per gruppi di continuità o alimentazione ausiliaria per stazioni di telecomunicazione mobili o anche data center. “I sistemi ibridi di Toyota, le fuel cell, sono in fase di introduzione proprio in questi mesi in California e in Giappone. In Italia la tecnologia c’è, ma si tratta di costruire l’infrastruttura, i distributori di idrogeno”, commenta Damosso. Le pile a combustibile si alimentano a idrogeno e aria e generano elettricità, ma possono anche funzionare a fase opposta, ovvero alimentarsi ad acqua e fornire idrogeno ed energia elettrica. “Le installazioni off-grid possono prevedere un pannello fotovoltaico o un mini impianto eolico, producendo idrogeno o elettricità. Se c’è comunque connessione alla rete, quando la corrente dovesse saltare, il dispositivo, che stava producendo idrogeno, ora darebbe corrente. Sono installazioni particolarmente interessanti anche nei paesi in via di sviluppo, per favorire soluzioni tecnologiche nuove in contesti difficili”.

Biogas e chimica verde

Passiamo poi a vedere due impianti pilota per il trattamento della biomassa. Il primo “digerisce” la materia in ambiente anaerobico, producendo biogas (metano, biometano e idrogeno) grazie al lavoro di alcuni tipi di batteri. L’impianto simula le situazioni che si potranno poi trovare in ambienti grandi, nelle applicazioni industriali, e permette di studiare il comportamento dei batteri quando vengono nutriti con varie qualità di biomassa. Il secondo impianto invece è destinato al pre-trattamento di particolari biomasse che non possono venire digerite facilmente dai batteri, come la paglia. Si tratta quindi di disintegrare la struttura molecolare per facilitare l’azione batterica, e questo avviene all’interno del laboratorio con tre tecniche diverse: a livello fisico, portando il materiale a 30 atmosfere di pressione e poi riducendola istantaneamente, in modo da farla “esplodere” e spaccare i legami molecolari; a livello chimico e infine a livello biologico. “La normativa oggi in Italia sta per consentire l’immissione del metano nella rete, oppure l’utilizzo per alimentare i veicoli. Tra poco si comincerà ad avere disponibile del gas che non proviene più da fonti fossili, ma rinnovabili. Le applicazioni riguardano l’industria petrolifera, chimica, nutraceutica e tutto il ramo della ‘chimica verde’. Qui in laboratorio utilizziamo tecnologie standard dell’industria di processo, applicandole al cleantech. Si tratta in sostanza di estrarre valore dai rifiuti, prima di buttarli via”.

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Data center Colt
Il data center Colt

Il data center di Colt e gli open day aperti al pubblico

L’ultima tappa della nostra visita è il data center di Colt, che ci viene mostrato da Francesco Delfino, Site Manager. Il data center è stato costruito nel 2001, ed è stato realizzato rispettando i più importanti parametri di ridondanza Tier 3, che fornisce una disponibilità di servizio pari al 99,98% per poter intervenire sui sistemi tecnologici senza compromettere il sevizio fornito al cliente finale. “Il data center è dotato di 2 trasformatori da 1600KVA in configurazione 2N, 2 gruppi elettrogeni in configurazione N+1 e UPS da 800KVA – Uninterruptible Power Supply – in configurazione 2N; tutto questo per garantire continuità di servizio ai nostri Clienti anche in caso di mancanza dell’energia elettrica per brevi o lunghi periodi, da parte del Fornitore”, ci spiega Delfino. Tutte le alimentazioni dei sistemi nel data center sono realizzate con ridondanze da 2,3 a 4,6 kilowatt per rack; la sala Dati, nel suo complesso, occupa una superficie di 450 metri quadri, atta ad ospitare circa 200 rack. L’impianto è comunque già predisposto per future espansioni. “Uno degli aspetti più interessanti del mio lavoro – commenta il Site Manager – è proprio mostrare ai clienti i sistemi tecnologici per gestire i loro dati. Colt organizza open day ma anche visite per i singoli clienti, che vogliono vedere in prima persona le strutture alle quali poi affideranno parte del loro business. Penso che sia importante aprirsi al pubblico quanto più possibile, mettendo in luce le proprie eccellenze, e l’azienda sta facendo proprio questo puntando anche sul data center come elemento di grande rilievo per offrire servizi di altissima qualità”.

EnviPark in pillole

Numero di aziende: 64

Numero addetti: 697

Fatturato complessivo: €162.213.689

Settori di attività: ambiente, energia, biotech, Ict, meccatronica, servizi (incluso formazione, certificazione, HR per le imprese)

Dati 2000-2015: aziende insediate: 209; 178 pmi, 24 grandi imprese, 7 organismi pubblici di ricerca, 67 start-up nate nel Parco, ricavi per 27,3 M€, attività svolte per oltre 40 M€, 43 M€ di investimento in R&I