Chi bivacca per ore sul divano davanti alla tv rischia seriamente di essere vittima di attacchi di panico: la sedentarietà, secondo uno studio australiano, aumenta l’ansia anche tra i più piccoli

Aumenta l’elenco dei rischi per la salute derivanti da uno stile di vita sedentario. Non solo la pigrizia uccide più dell’obesità, ma secondo secondo i medici sarebbe una vera e propria malattia.

Attenzione al divano e ai dispositivi tecnologici

Una vita sedentaria è causa di 34 patologie diverse. Si tratta di una condizione che solo in Italia accomuna circa 24 milioni di persone ed è emerso che gli italiani, soprattutto i più giovani, sono tra i più pigri al mondo. Un motivo in più per preoccuparsi, se si trascorrono ore sul divano o seduti davanti al pc, è l’esito dello studio condotto da un gruppo di ricercatori della Deakin University Centre for Physical Activity and Nutrition Research (C-PAN) in Australia. La ricerca rivela che chi bivacca per troppo tempo sul divano è esposto ad attacchi di ansia: la vita sedentaria non permette infatti di sfogare nervosismi e negatività. I cattivi pensieri, trattenuti dall’assenza di attività fisica, possono provocare una vera e propria angoscia, aumentata spesso dall’uso frenetico dei dispositivi tecnologici.

Stare seduti fa venire l’ansia

Il team di specialisti coordinato dalla dottoressa Megan Teychenne ha preso in esame nove studi precedenti condotti su bambini e adolescenti, che hanno rivelato un legame tra sintomi d’ansia e stile di vita sedentario.

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“Nella nostra società moderna – spiega la coordinatrice dello studio – stiamo assistendo a un aumento dei sintomi d’ansia che sembra parallelo all’aumento dei comportamenti sedentari”. Tra i ragazzi delle scuole superiori che trascorrono più di due ore davanti a pc e televisione si è evidenziato che 36 su 100 sono più esposti all’ansia.

“La nostra ricerca – chiarisce la dottoressa Teychenne – ha dimostrato che le evidenze a disposizione suggeriscono un’associazione positiva tra il tempo trascorso a stare seduti e i sintomi d’ansia. Tuttavia, la direzione di questo rapporto deve ancora essere determinata attraverso studi longitudinali e interventistici”.