Dropbox: la più grande minaccia è la password comune

Più che le debolezze nelle infrastrutture o l’accesso di agenzie di sicurezza, il più grave pericolo per i file sul cloud arriva dagli utenti stessi

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Anno 2015: la vita digitale ha preso il sopravvento, persino la carta di identità e la patente di guida sono salvate e memorizzate in digitale sul cloud. Tante informazioni personali e delicate che potrebbero essere, a ragione, oggetto dell’interesse di hacker e criminali informatici. In che misura possiamo fidarci dei vari Dropbox, Drive, OneDrive e così via? Dopo la scoperta del Datagate e delle azioni incontrollate della National Security Agency in molti pensano che non valga la pena rischiare di regalare dati privati agli agenti di sicurezza lasciandoli accessibili, almeno in teoria, su servizi web. Meglio tornare alla carta, al massimo ad un salvataggio in locale.

Meno ricordi meglio è

Eppure il team di Dropbox, una delle più importanti compagnie in fatto di cloud ne è certo: la più grande minaccia alla privacy degli utenti sono gli utenti stessi; o meglio la loro mancanza di attenzione nell’accesso alla nuvola. Sempre oggi, sempre 2015, migliaia di persone utilizzano le stesse password per entrare nelle piattaforme web preferite, tra cui email, siti di home banking e lo stesso cloud. “Non si tratta solo di mettere al sicuro le nostre reti – ha spiegato Patrick Helm, direttore del reparto Trust and Security di Dropbox – non vediamo attacchi zero-day, più che altro il problema principale è quando le persone riusano le stesse password per accedere a diversi siti”. La possibilità che terzi rubino le password degli utenti da altre piattaforme e una volta decriptate provino ad utilizzarle con Dropbox è evidente, meno chiaro capire perché con tante app e soluzioni per mantenere organizzata la propria rubrica di chiavi segrete specifiche per ogni servizio ci si ostini ancora a voler ricordare tutto a memoria, con il rischio di scegliere la medesima password e mettere a rischio la propria vita digitale.

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