Università e business: un divario da colmare

Le università vengono incoraggiate ad avvicinarsi al mondo del business e a creare contesti di apprendimento volti a favorire l’acquisizione delle soft-skill sempre più richieste dalle aziende. Alcune ricerche commissionate da Ricoh mettono in evidenza le sfide che il Settore dell’Istruzione è impegnato ad affrontare

Negli ultimi anni l’innovazione tecnologica è stata determinante nell’evoluzione degli ambienti di lavoro: basti pensare a quanto il cloud e le soluzioni per la videoconferenza abbiano trasformato il modo di comunicare e di condividere le informazioni. Paragonato a questa evoluzione continua, il Settore dell’Istruzione è rimasto piuttosto statico. Il compito di fare da trait d’union tra questi due mondi spetta alla digitalizzazione.

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Dalla ricerca “Maturità Digitale” condotta da Coleman Parkes e commissionata da Ricoh è emerso che l’80% dei dirigenti del settore considera la digitalizzazione una priorità. A dimostrarlo è l’evoluzione delle modalità di insegnamento nelle università. Si pensi ad esempio al sempre maggiore utilizzo nelle aule di strumenti per la condivisione dei contenuti digitali, come ad esempio le lavagne interattive, oppure alla diffusione dei corsi online (MOOC – Massive Open Online Courses). L’università diventa più aperta e “unbundled”, per cui gli studenti non seguono l’intero programma come nelle università tradizionali, ma solo alcuni moduli dei corsi oppure frequentano una parte del programma on-line e un’altra parte in aula. Questo facilita agli studenti, anche quelli che lavorano, l’accesso ai contenuti formativi contribuendo a colmare il gap che ancora esiste con il mondo delle aziende. Ma quello tecnologico non è l’unico divario.

Una nuova formazione per nuove competenze

La digitalizzazione e l’innovazione tecnologica trasformano gli ambienti di lavoro e le competenze richieste dalle aziende. Dal white paper “Il futuro degli ambienti di lavoro”, sponsorizzato da Ricoh Europe e condotto dall’Economist Intelligence Unit, è emerso come le aziende stiano puntando sempre più sulle soft-skill, come ad esempio la creatività e l’intelligenza emotiva. Questo perché le attività ripetitive e manuali sono per la maggior parte automatizzate, specialmente nel settore manifatturiero e in quello finanziario, e alle persone è chiesto di portare valore in azienda in modo nuovo. Quale è l’impatto che questo nuovo approccio ha sulle modalità d’insegnamento nelle università e sulle generazioni che nei prossimi anni entreranno nel mondo del lavoro? Secondo gli esperti coinvolti nel white paper le università dovrebbero essere consapevoli della trasformazione in atto nelle aziende e formare gli studenti in modo che sviluppino le soft-skill che le aziende stanno sempre più ricercando e che faciliterebbero l’ingresso dei neolaureati nei contesti lavorativi. Creatività, attitudine al teamwork, capacità comunicative e manageriali sono le competenze che il 90% del campione d’indagine ritiene prioritarie per il successo dell’azienda e dell’individuo nella vita professionale. Liz Shutt, Policy Director presso la University Alliance che include 20 università, ha affermato: “È necessario che i professionisti del settore dell’Istruzione lavorino per colmare il divario che ancora esiste tra il mondo della formazione e quello del business. Questo gap si colma anche sviluppando relazioni con le aziende e preparando gli studenti al mondo del lavoro”.

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