Un rapporto di Greenpeace lancia l’allerta sulla pericolosa diffusione nell’ambiente di sostanze chimiche usate nella produzione di abbigliamento outdoor

L’allarme riguarda i PFC, composti poli e per-florurati impiegati in numerosi processi industriali, di cui sono state rinvenute tracce elevate in alta quota, in luoghi apparentemente incontaminati, tra cui i Monti Sibillini in Umbria.

E’ così che il rapporto “Impronte nella neve” di Greenpeace, sulla diffusione nell’ambiente di composti chimici impiegati in numerosi processi industriali, rivela la presenza di sostanze chimiche pericolose e persistenti in ambienti remoti del globo.

Spedizioni in luoghi remoti

Otto squadre di attivisti di Greenpeace hanno intrapreso spedizioni in aree montane e remote di tre continenti tra maggio e giugno, con lo scopo di prelevare campioni di acqua e neve in seguito analizzati in laboratorio e rilevare la presenza dei PFC.
Il risultato ha evidenziato una maggior concentrazione di questi composti nel lago di Pilato, sui Monti Sibillini, tra Umbria e Marche, ma anche negli Alti Tatra, in Slovacchia, e sulle Alpi, nel parco nazionale svizzero. Altre spedizioni sono state condotte invece nella Patagonia cilena, in Cina, Russia, Turchia e nei Paesi scandinavi.

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