Longevità, dal Dna dei centenari un elisir che protegge il cuore

La longevità, argomento dibattuto anche a Expo 2015, è anche questione di Dna: l’età biologica del corpo e la velocità del processo di invecchiamento saranno rilevati attraverso un semplice test

Il sistema è stato messo a punto da uno studio del King’s College di Londra e si basa sull’evidenza di parametri più significativi dell’età anagrafica, per arrivare a capire anche se si è a rischio di tumori o Alzheimer.
Pubblicata da Genome Biology, la ricerca è partita dall’analisi dei marker nel sangue dell’attività di 54mila geni in una popolazione di persone sane tra 25 e 65 anni, arrivando poi a isolare i 150 più indicativi dell’invecchiamento.
Il campione trovato è stato poi testato in un gruppo di persone intorno ai 70 anni in Svezia, per i quali è stato predetto con esattezza il rischio di malattia e di morte nei cinque anni successivi. La longevità non è tuttavia solo determinata dalla genetica, ma è anche frutto del nostro stile di vita: curare i legami con la famiglia e la società, avere solidi valori umani, spirituali e religiosi e anche prefiggersi uno scopo da perseguire. Infine anche l’alimentazione sarebbe fondamentale: ne sanno qualcosa gli ultracentenari italiani, che sono raddoppiati grazie alla dieta mediterranea. Del resto la longevità è un traguardo a cui tutti aspirano. Purché, come hanno rivelato gli italiani in una recente indagine, non ci si arrivi in solitudine.

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Predire le demenze e le malattie

Lo studio verrà sperimentato all’interno di alcuni centri di trapianto, per capire se persone in teoria troppo anziane per poter donare gli organi siano in realtà ancora ammissibili, in quanto non c’è una reale corrispondenza tra invecchiamento ed età anagrafica. Una ricerca molto interessante, che potrebbe essere usata anche in altri ambiti.

«Potrebbe modificare il modo di fare gli screening per i tumori – spiega Jamie Timmons, uno degli autori, al sito della Bbc – perché nelle persone che invecchiano più in fretta andrebbero fatti prima. E può essere uno strumento utilissimo per predire l’insorgere delle demenze».