Un tweet per salvare il pianeta

I social media sono un potente strumento nelle mani degli ambientalisti, almeno secondo un team di ricercatori dell’Università di Helsinki

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Possono Facebook e Twitter rappresentare dei validi strumenti per portare avanti alcuni progetti globali come la salvaguardia del pianeta? Secondo alcuni ricercatori finlandesi si. L’Università di Helsinki ha infatti pubblicato uno studio in cui si afferma che piattaforme come Facebook e Twitter danno un potere esclusivo a chi li utilizza per certi fini, riconosciuti dalla gran parte degli iscritti. La vastità di pubblico che tali siti e app possono raggiungere dona infatti agli attivisti una platea importante a cui far conoscere i rischi e le problematiche maggiori che riguardano la natura.

Forza motrice

Secondo i ricercatori, alcune delle difficoltà maggiori nella presa di coscienza della qualità dell’ambiente e delle criticità di alcuni spazi, deriva dall’assenza di un aggiornamento costante da parte di enti e associazioni specializzate. Se una tribù è l’unica a preservare una certa biodiversità cosa si può fare per aiutarla? Come è possibile evitare che l’intervento dell’uomo danneggi un ecosistema poco visibile a qualche chilometro di distanza dalla città? Insomma, non basta più leggere riviste e visitare portali di settore, il vantaggio può arrivare dagli attivisti/utenti dei social che con preparazione e competenza mostrano alla massa dove bisogna porre l’attenzione per preservare un certo contesto. “Il contenuto pubblicato sui social media può essere accessibile attraverso vari strumenti – ha spiegato Henrikki Tenkanen, ricercatore dell’Università di Helsinki – in aggiunta a foto, video e testo, i post possono integrare anche coordinate geografiche e informazioni aggiuntive, da utilizzare per analisi mirate”. Facebook e Twitter si pongono allora sempre più come piattaforme in grado di creare valore auto-prodotto dagli iscritti, anche se non sempre i diretti interessati se ne accorgono.

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