A lanciare l’allarme è il nuovo rapporto del Wwf, che parla di circa 70 siti, dai parchi nazionali alle barriere coralline, minacciati dall’inquinamento

Petrolio ed estrazioni minerarie sono responsabili di una drastica deforestazione che mette in serio pericolo 70 delle 669 riserve protette di tutto il mondo. Sarebbero 170 milioni gli ettari di foreste in tutto il mondo a rischio tra il 2010 e il 2030, secondo un altro allarme lanciato in occasione del “Tropical Landscapes Summit”.

Rischi maggiori per i Paesi sottosviluppati

Il rischio maggiore interessa le aree dei Paesi in via di sviluppo, dal parco nazionale del Virunga in Congo a quello del Lago Malawi, fino a uno dei più grandi parchi faunistici mondiali, la riserva Selous in Tanzania: su 41 Patrimoni naturali sono 25 quelli minacciati (il 61%) da attività o concessioni per le estrazioni. In Asia il problema interessa 24 siti su 70 (34%), mentre nell’America latina e caraibica 13 su 41 (31%).

In Occidente invece il quadro risulta meno grave: in Europa e Nord America sono minacciati sette siti su 71 (10%), tra cui il parco nazionale Donana, situato nell’estuario del fiume Guadalquivir, nel sud della Spagna. Quest’area è considerata una delle zone umide più importanti d’Europa, a causa dell’unicità della biodiversità che la popola.

Flora e fauna in pericolo

“I siti naturali Patrimonio dell’umanità, che coprono meno dell’1% della superficie del pianeta e hanno un valore eccezionale in termini di specie e paesaggi, corrono un rischio crescente di sfruttamento e di danni irreparabili, che a loro volta danneggiano le comunità dipendenti da questi luoghi per la sussistenza”, spiega il Wwf.

Ad rischiare sono anche alcune specie animali tra le più rare del mondo, come gli elefanti africani o i gorilla di montagna. In pericolo anche le balene, la tartarughe marine e i leopardi delle nevi. In generale la fauna marina è drasticamente diminuita negli ultimi 40 anni, durante i quali è stata praticamente dimezzata.

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