Un progetto italiano ha messo in salvo un’ampia area di foresta in Madagascar che è diventata protetta per decreto governativo

Ora questa parte dei foresta è gestita dal dipartimento di Scienze della vita dell’università di Torino, in collaborazione con il parco Natura Viva di Bussolengo come zoo capofila Uiza dell’Unione italiana zoo e acquari.

Il 90% della foresta scomparso

Gli sforzi dell’unica stazione di ricerca italiana in Madagascar hanno permesso che si evitasse di tagliare e bruciare i 1.600 ettari della foresta pluviale di Maromizaha, nella parte centro-orientale dell’isola. Da questo momento farlo è diventato illegale. In quest’area inoltre la deforestazione ha da sempre rappresentato una grave minaccia per i lemuri. Il loro habitat è costantemente messo in pericolo dalla pratica del “taglia e brucia”, in malgascio “tavi”: le popolazioni locali usano infatti abbattere gli alberi e poi appiccare il fuoco, per ricavarne carbone vegetale o nuovo terreno da coltivare. Questa pratica, assieme all’estrazione mineraria, ha contribuito alla scomparsa del 90% della foresta primaria esistente sull’isola.

Lemuri a rischio

L’Indri è considerato il più grande di tutti i lemuri del Madagascar e vive solo in alcune zone della Terra in quanto sopravvive difficilmente in altre aree; il suo caratteristico canto può essere udito fino a 4 chilometri di distanza. Questa affascinante specie, insieme a molti esemplari rari, circa 3.000, vive proprio tra gli alberi di Maromizaha.

“Ed è proprio lì dentro che coordiniamo il progetto scientifico per la tutela dei lemuri del Madagascar, lavorando a stretto contatto con l’Università di Toamasina e con il Parco Natura Viva”.

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