Grazie ad uno studio italiano sono stati trasferiti per la prima volta all’interno dell’utero embrioni malati, dando origine a gravidanze normali e bambini sani

La scoperta, resa nota dal prestigioso giornale scientifico “New England Journal of Medicine”, è frutto del lavoro del professor Ermanno Greco, che dirige il Centro di medicina e biologia della riproduzione dello European Hospital di Roma. Lo studioso ha sperimentato che anche il trasferimento di embrioni parzialmente malati nell’utero della donna può dare risultati positivi nella fecondazione assistita.
Ermano Greco commenta così i risultati della sua ricerca:

“Per la prima volta al mondo sono stati trasferiti all’interno dell’utero materno embrioni parzialmente malati, chiamati embrioni aneuploidi a mosaico, e si è dimostrato che possono dare origine a gravidanze normali e a bambini sani. Questa scoperta ha un duplice significato clinico. Innanzitutto embrioni parzialmente malati sono in grado di auto-correggersi e una volta impiantati le cellule sane prendono il sopravvento su quelle malate. Di conseguenza, potendo utilizzare anche questi embrioni ‘anormali’, possiamo aumentare di fatto le percentuali cumulative di successo della fecondazione in vitro”.

Più possibilità per la fecondazione assistita

Lo studio ha preso in esame il comportamento 3.800 blastocisti, ossia le cellule che nascono nei 14 giorni successivi alla fecondazione.
In precedenza le cellule considerate parzialmente malate venivano scartate. Ora invece, grazie all’eccezionale scoperta del professor Germano, anche queste cellule potranno diventare utili alla fecondazione assistita, incrementando le probabilità di successo, anche grazie alla tendenza di queste cellule malate ad autocorreggersi con il passare del tempo. In Italia dall’indagine del Censis sul tema “Diventare genitori oggi. Indagine sulla fertilità/infertilità in Italia” dello scorso anno, è emerso un crollo delle nascite, da imputare soprattutto alla crisi economica.

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