L’uomo che realizzerà la prima macchina del tempo

Si chiama Ronald Mallet e vuole realizzare il sogno di suo padre: permettere alle persone di viaggiare nel tempo

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Il professore Ronald L. Mallet è un fisico con un solo obiettivo: viaggiare nel tempo. Dopo aver pubblicato una prima opera accademica dove spiega in che modo la luce potrebbe distorcere il concetto di spazio-tempo, ha sviluppato un dispositivo per testare la sua teoria. Che il professore pensa davvero realizzabile. Presentata in forma privata presso l’Università del Connecticut, oggi conosciamo qualche dettaglio in più sulla macchina del tempo, o almeno su quello che è un primo prototipo. Tutto parte da un singolo concetto, spiegato più volte all’interno del film Interstellar.

Come funziona

“Il tempo non scorre alla stessa velocità per persone e oggetti a causa della differente forza di gravità” – così ha spiegato Mallet all’Huffington Post. Il teorema è che la gravità può cambiare la percezione del tempo e siccome la luce può agire sulla forza di gravità, questa è un elemento fondamentale per bucare l’odierna comprensione di giorni, mesi e anni. La macchina realizzata dal professore con il collega Chandra Roychoudhuri, è formata da anelli laser posto uno sopra l’altro AL suo interno, in un ambiente de-pressurizzato, vi è un neurone che seconda la teoria dei due fisici si modifica se avviene una distorsione dello spazio-tempo. “Immaginate di avere una tazza di caffè – diceva Mallet nel 2006 – la bevanda è lo spazio vuoto, il cucchiaio è il raggio di luce che gira quando si mescola il caffè e lo deforma. Supponiamo di mettere un pezzo di zucchero nella tazzina, il nostro neurone, che si modifica e cambia il suo aspetto in maniera più veloce se l’ambiente in cui si trova non è più statico, ma dinamico”. Per ora nessuna avvisaglia di viaggi temporali; la DeLorean di Mallet non avverte alcun cambiamento del neurone ma la teoria è di per sé interessante e aperta a diverse interpretazioni. Del resto a chi afferma che sia impossibile viaggiare nel tempo vale la pena ricordare cosa disse nel 1902 Simon Newcomb: “Volare con macchine più pesanti dell’aria è impraticabile, irrilevante se non interamente impossibile”. Giusto un anno prima che i fratelli Wright provassero l’ebrezza del primo volo su un aereo a motore.

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