QSL Italia, la business continuity è tutta software

vincenzo todisco_qsl

Soluzioni di alta disponibilità e di spool per una società che è in Italia da più di dieci anni e che continua a mietere successi grazie alla particolarità di essere dedicata esclusivamente al software

L’idea originaria nasce in Francia, poiché è stata concepita a Parigi all’inizio di questo millennio. Ma è in Italia che ha trovato il primo terreno fertile di sviluppo. Perché le soluzioni software QSL, acronimo di Quick Software Line, nascono inizialmente per il mondo IBM Power I, cioè i sistemi che una volta si chiamavano AS/400, e che nel nostro Paese hanno sempre goduto di un’accoglienza più che lusinghiera sul mercato, dove è ancora presente una notevolissima base di installato. «QSL Italia è stata creata nel 2004, e oggi offre l’intera gamma di soluzioni software di alta disponibilità multipiattaforma, chiamate Quick-EDD, e una suite completa di stampa e gestione spool, denominata Quick-DOC, per assicurare la gestione ottimale dei documenti» – sintetizza Vincenzo Todisco, amministratore delegato dell’azienda, che fa parte del gruppo QSL-Trader’s. Lo incontriamo nella sede milanese della società, situata in zona Scalo Romana, all’interno di un complesso nato dal recupero intelligente di uno storico insediamento industriale. «Dalla sede italiana, dipendono il business nel nostro Paese e quello riguardante i mercati della Spagna e dell’America Latina, che ricadono nelle responsabilità di QSL Italia. Il mercato viene gestito al 100% in maniera indiretta, tramite una rete di partner che certifichiamo e qualifichiamo personalmente a livello sia commerciale sia tecnico» – sottolinea Todisco.

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High Availability in dettaglio

Continuità e sicurezza informatica sono gli scopi principali delle soluzioni Quick EDD, che si occupano di fornire funzioni fondamentali come alta disponibilità, replica, integrazione dati e controllo. «Quello di cui ci occupiamo, con i diversi moduli in cui si articola Quick EDD, è la fruibilità dei dati che devono essere gestiti: il primo livello di questa gestione è proprio quello di avere i dati disponibili sempre. In questo senso, si parla di business continuity e di disaster recovery o di alta disponibilità, cioè high availability, intendo in sostanza il modo per assicurare in ogni momento che i dati possano essere fruiti per la loro elaborazione» – spiega Todisco. Ma non solo: «Per fruire dei dati, bisogna anche possederli, ed è per questo che abbiamo integrato nella soluzione anche una funzionalità per gestire dati non originariamente concepiti dai sistemi Power I o AS/400 che dir si voglia, e che permette di salvare i dati di altri ambienti, rendendoli disponibili in real time al sistema o a sistemi esterni eterogenei» – evidenzia Todisco.

L’importanza del real time

Analizzando le modalità in cui si può realizzare la business continuity, il concetto di “real time” diventa centrale: «Si parla di backup, di NAS, di SAN e quant’altro, ma in realtà sono pochi gli strumenti che permettono di gestire il real time, perché spesso, parlando di disaster recovery, ci si riferisce al passaggio da una struttura hardware e software principale a una di soccorso, ma non si prospetta mai l’ipotesi di tornare indietro alla struttura principale, cioè non si dice mai in quanto tempo si riesce a rendere disponibili i dati una volta che sia stato superato l’evento dannoso» – fa notare Todisco. Il punto, per QSL è proprio qui: «Con le nostre soluzioni, noi rendiamo possibile avere la disponibilità dei dati via software, indipendentemente dall’hardware, con una modalità sicuramente più economica e in grado di adattarsi a qualsiasi ambiente» – rivela Todisco.

Attualmente, le soluzioni QSL, che sono attive su più di 900 clienti in Italia e circa 150 all’estero, riguardano per il 90% i sistemi Power I, ma la società ha iniziato da più di un anno un percorso per espandersi anche in altri ambienti, in particolare nel mondo Windows, anche attraverso una partnership con un vendor statunitense. L’obiettivo è quello di «arrivare, nell’arco di tre anni, ad avere una quota derivante dal mondo Windows vicina al 30% del totale» – conclude Vincenzo Todisco.

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