Verso un mercato unico digitale: aspettative e realtà

Da un nuovo studio commissionato da Ricoh Europe è emerso che la maggior parte delle aziende europee non è pronta per un mercato unico digitale, ma ha grandi aspettative e sta pianificando di espandere il proprio business in tutta Europa entro il 2020. Come si posizionano in questo contesto le aziende italiane?  

Le aziende conoscono la strategia dell’Unione Europea in relazione al mercato unico digitale? C’è consapevolezza del suo potenziale? Quali sono i timori? Una ricerca commissionata da Ricoh Europe a Coleman Parkes Research ha risposto a queste domande.

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Dallo studio, che ha coinvolto 1.360 dirigenti aziendali di tutta Europa, è emerso che la maggior parte delle aziende europee (92%) dichiara di non essere pronta per l’introduzione del mercato unico digitale europeo che include la serie di normative più innovativa dell’ultimo decennio (in Italia la percentuale di chi non è pronto è del 91%). Milioni di imprese attualmente rischiano quindi di non riuscire a beneficiare dei 415 miliardi di euro che il mercato unico digitale potrebbe apportare all’economia europea.

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Chi è pronto per il conto alla rovescia?

Solo la metà delle aziende del campione d’indagine (51%) ha sentito parlare del mercato unico digitale proposto dall’UE. La sua entrata in vigore, prevista per la fine del 2016, uniformerà il mercato europeo online affinché in qualsiasi Paese dell’UE gli stessi contenuti, gli stessi prodotti e servizi siano disponibili ai medesimi prezzi. L’Italia, insieme alla Francia, è il Paese in cui la conoscenza dell’argomento è più alta (70% delle aziende), mentre quella più bassa si registra nei Paesi del Nord (38%), in Belgio e Lussemburgo (36%) e in Portogallo (27%).

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# Percentuale delle aziende in ciascun Paese che conoscono la strategia dell’Unione Europea in relazione al mercato unico digitale  # Percentuale delle aziende in ciascun Paese che non sono pronte per il mercato unico digitale
1. Italia 70% 1. Polonia 97%
Francia 70% 2. Francia 95%
2. Spagna 65% Germania 95%
3. Germania 61% 3. Belgio / Lussemburgo 94%
4. Regno Unito 57% 4. Regno Unito 92%
5. Polonia 47% Spagna 92%
Austria 47% Portogallo 92%
6. Ungheria 46% 5. Ungheria 91%
7. Paesi Bassi 43% 6. Italia 91%
8. Portogallo 30% 7. Paesi del Nord 90%
9. Belgio / Lussemburgo 29% 8. Austria 88%
10. Paesi del Nord 28% 9. Paesi Bassi 86%

La scarsa conoscenza e la insufficiente preparazione sono particolarmente preoccupanti considerando il fatto che attualmente solo il 7% delle PMI europee commercializza i propri prodotti o servizi oltre frontiera, una percentuale che dovrebbe aumentare affinché l’economia europea riesca ad espandersi. La maggior parte delle aziende europee (65%) sta pianificando di sviluppare il proprio business in altri Paesi del continente nei prossimi cinque anni; tuttavia, se non riusciranno a integrarsi nel mercato unico digitale, sarà difficile che questi progetti di crescita possano concretizzarsi. Le aziende austriache, ungheresi e dei Paesi del Nord sono le più propense ad espandere la propria attività all’estero entro il 2020.

I manager europei divisi tra ottimismo e pessimismo

La maggior parte degli intervistati ritiene che i vantaggi del mercato unico digitale sarebbero molteplici e riguarderebbero in particolare:

  • l’incremento del numero di clienti dei Paesi dell’UE (56% degli intervistati)
  • la possibilità di entrare in nuovi mercati europei (52%)
  • una maggiore efficienza all’interno delle proprie aziende (44%)
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C’è però chi è meno ottimista: il 24% delle aziende coinvolte non crede che il mercato unico digitale possa portare a vantaggi; anzi, molte temono possibili ripercussioni negative sul business:

  • il 40% delle imprese dichiara di non essere pronto a fronteggiare l’aumento della concorrenza conseguente all’introduzione del mercato unico digitale
  • il 37% teme implicazioni in termini di costi
  • il 34% ritiene di non avere le risorse sufficienti per trarre vantaggio da questa opportunità
  • un terzo pensa che l’ulteriore aumento delle normative sarà fine a se stesso
Vantaggi percepiti Preoccupazioni espresse
Clientela UE più ampia 56% Aumento della concorrenza 42%
Riduzione delle barriere per l’accesso a nuovi mercati 52% Necessità di maggiori strumenti IT 41%
Maggiori opportunità di profitto 52% Ostacoli riguardanti l’IVA 36%
Maggiore redditività 50% Incertezza sulla protezione dei dati transfrontalieri 34%
Riduzione dei costi di gestione 48% Investimento necessario per accedere nuove aree 34%
Lancio più rapido di nuovi prodotti/servizi 47% Riduzione dei prezzi dei prodotti e/o dei servizi 32%
Maggiore efficienza nei processi e nei sistemi interni 44% Mancanza di norme chiare sull’eCommerce transfrontaliero 29%

David Mills, CEO di Ricoh Europe, ha dichiarato: “Finora i dirigenti aziendali non sono riusciti a comprendere l’enorme impatto che l’imminente mercato unico digitale avrà sul business. Il fatto che molti di loro non percepiscano la necessità immediata di preparare la propria azienda al passaggio a un’economia sempre più digitale è realmente preoccupante”.

Una delle possibili cause della mancanza di entusiasmo nei confronti del mercato unico digitale potrebbe essere la preoccupazione per l’insufficienza di risorse digitali nel proprio Paese. Solo il 9% dei dirigenti aziendali europei dichiara che la propria nazione è “molto forte” dal punto di vista della tecnologia, delle competenze e delle infrastrutture digitali. Quasi due terzi delle imprese nei Paesi del Nord ritiene che il proprio Paese abbia risorse digitali soddisfacenti, questo dato si riduce a un quinto per le aziende polacche e spagnole e solo al 15% per quelle francesi e italiane. Secondo il Digital Economy and Society Index della Commissione europea, Danimarca, Svezia e Finlandia si classificano come le tre nazioni più preparate a livello digitale tra i 28 Stati membri dell’UE, mentre Polonia, Italia e Spagna si trovano nella seconda metà della classifica.

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David Mills ha poi aggiunto: “Iniziando ora a ottimizzare, digitalizzare e standardizzare i processi aziendali, le imprese europee lungimiranti riusciranno a guadagnare un importante vantaggio competitivo. Si tratta di un passaggio necessario se l’Europa vorrà creare ‘giganti digitali’ in grado di competere in un contesto globale tradizionalmente dominato da aziende americane e cinesi”.