Allargato il procedimento per pratiche commerciali scorrette anche alle emissioni di CO2 come era stato chiesto da Altroconsumo

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha comunicato a Volkswagen di aver allargato il procedimento aperto contro il colosso tedesco per pratiche commerciali scorrette sulla vicenda delle emissioni NOx anche all’ambito delle emissioni CO2. Altroconsumo ha ricevuto comunicazione formale dall’Antitrust, essendo controparte nel procedimento che vede VW chiamato a rispondere sul #dieselgate e sulle emissioni bugiarde.

Le tappe della vicenda: il 2 ottobre scorso è stato aperto un procedimento istruttorio (il PS/10211) ai sensi dell’articolo 6 del regolamento AGCM nei confronti di Volkswagen Group Italia S.p.A. e Volkswagen AG per aver commercializzato sul mercato italiano, a partire dal 2009, veicoli a gasolio (Turbodiesel Euro 5) la cui omologazione sarebbe stata ottenuta in base a test i cui risultati erano discrepanti rispetto alla normali condizioni di marcia. Ora l’Autorità allarga il provvedimento a veicoli sia diesel che benzina di ogni tipo di cilindrata le cui emissioni inquinanti o concernenti l’ambiente (dunque parametro di omologazione Euro e anche CO2) in sede di test siano state falsate grazie all’utilizzo dell’impianto di manipolazione, il defeat device.

L’intervento dell’Autorità è un’importante vittoria dei consumatori verso la trasparenza e il rispetto del Codice del Consumo. La posta in gioco è alta e  Altroconsumo tiene alta la battaglia su dieselgate nelle sedi giudiziarie, in Italia, con la raccolta di preadesioni alla class action, e in Europa.

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Proprio ieri il Parlamento europeo non ha ascoltato le richieste dei consumatori europei, uniti insieme al BEUC, fallendo il raggiungimento della maggioranza dei voti per ribaltare la proposta della Commissione e degli Stati membri che, dopo aver previsto test di omologazione su strada più severi, consentirà agli stessi produttori di sforare i limiti delle emissioni delle auto EURO 6 diesel emettendo il doppio del limite fino al 2017, per poi ridurlo del 50% solo entro il 2020. Un segnale chiaro di assenza nella difesa della salute dei cittadini europei, considerati i 600mila decessi prematuri in Europa legati alla qualità dell’aria.

Mentre le  istituzioni europee, chiamate a difendere l’interesse generale, latitano, oggi arriva dall’Antitrust italiano un chiaro segnale di volontà a procedere nell’interesse dei consumatori.