La “ringanxiety”, di cui cui soffre l’80% delle persone testate, negli USA è ora una condizione medica ufficialmente riconosciuta

Avevamo parlato di recente della “vibranxiety”, la sensazione erronea che il proprio smartphone stia vibrando: una vera e propria sindrome causa di stress e ansie, sempre più diffusa negli ultimi anni. La condizione di chi percepisce invece la suoneria del cellulare anche quando non sta suonando  è stata ufficialmente riconosciuta come «ringxiety», ovvero l’ansia da squillo, studiata da Daniel Kruger e Jaikob Djerf dell’università del Michigan.

Un’ansia in aumento

Sembra che adesso è a tutti gli effetti riconosciuta come condizione medica, sia stata in qualche modo profetizzata da una striscia di “Dilbert” di vent’anni fa, quando il fumettista nel 1996 ipotizzava che il suo cercapersone — una sorta di precursore del cellulare dal punto di vista della reperibilità — vibrasse anche quando nessuno lo stava cercando. In quegli anni ancora non si sospettava che la diffusione dei telefoni cellulari e l’avvento degli smartphone avrebbe causato un fenomeno di questa portata, ma già dieci anni dopo il New York Times pubblicò il primo articolo in cui un medico spiegava questa strana sindrome: persone che sentivano squillare il proprio telefonino senza aver davvero ricevuto una chiamata.

I rischi legati alla tecnologia

Lo studio di Kruger e Djerf ha preso in esame un campione di utenti di smartphone che, nell’80% dei casi hanno rivelato di sentir suonare o vibrare il telefono anche se nessuno li cercava. Nel caso della “vibranxiety” oggetto del recente studio della Georgia Tech University questa sensazione era dovuta a piccoli spasmi muscolari impercettibili, scambiati per vibrazioni del telefono.
Del resto a tutti sarà capitato almeno una volta di credere di aver sentito il proprio smartphone vibrare nella borsa o nella tasca della giacca, per poi rendersi che si trattava solo della nostra immaginazione. 
Ad analizzare il rapporto sempre più complesso che ci lega alla tecnologia interviene la «cyberpsicologia», una branca della psicologia che cataloga le condizioni disfunzionali della psiche derivanti dall’uso dei dispositivi tecnologici quali smartphone e tablet, per fare un esempio. Se l’era digitale con i suoi device ha senza dubbio apportato dei vantaggi in termini di qualità della vita, d’altra parte l’uso eccessivo di questi dispositivi può causare pericolose dipendenze e può essere sintomo di depressione.

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