Un metodo già sperimentato per la depressione risulterebbe efficace anche per curare l’anoressia

C’è nuova speranza per uscire dal tunnel di questo grave disturbo dell’alimentazione, che colpisce sempre di più anche i bambini. L’anoressia nervosa, che si manifesta con una magrezza esagerata, è sempre associata ad una visione distorta del proprio corpo e da pensieri ossessivi sul peso e sulle calorie ingerite. Sembra che chi ne soffre, oltre a non riconoscersi più alla vista, non si riconosca più nemmeno al tatto.

Stimolare il cervello funziona

Questa patologia, che secondo recenti studi potrebbe avere origini genetiche,  secondo uno studio dell’Università di Seul si potrebbe sconfiggere grazie all’ossitocina, l’ormone dell’amore. Oggi però si fa strada una nuova teoria, che promuove l’uso di un metodo già sperimentato al King’s College di Londra e già approvato per la depressione: la cosiddetta stimolazione magnetica transcranica, in cui il cervello viene stimolato con degli speciali magneti simili a bobine, applicati in una zona direttamente collegata allo sviluppo dell’anoressia che si chiama corteccia prefrontale dorsolaterale.

I risultati evidenziano un miglioramento dei sintomi, come la diminuzione del bisogno ossessivo di limitare i cibi e della sensazione di essere sovrappeso, portando a decisioni più ponderate.

Muore una persona su cinque

Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, ha coinvolto 49 persone, alcune delle quali sottoposte a una sessione di stimolazione magnetica transcranica, altre a un placebo. E’ sufficiente una sessione di trattamento per vedere i primi risultati di questo metodo non invasivo, che causa solo una lieve sensazione di picchiettatura sul lato della testa interessato.

L’anoressia nervosa colpisce fino a una donna su 25 (il 4%) in alcune fasi della vita, ma finora i trattamenti farmaceutici non hanno dato risultati significativi. Anche la psicoterapia, come ad esempio quella cognitivo -comportamentale, porta ad un recupero solo nel 10-30% dei casi. Purtroppo questa patologia comporta ancora una mortalità elevata, tanto che una persona su cinque (il 20%) muore prematuramente.

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