Allo Ieo di Milano arruolati otto cani e un naso elettronico per fiutare il tumore al polmone

La diagnosi precoce si avvale di strumenti sempre più efficaci a Milano, allo Ieo di via Ripamonti, ospedale fondato da Umberto Veronesi.

Qui il dipartimento di Oncologia ed Emato-oncologia dell’istituto e della Statale ha condotto uno studio, grazie a un finanziamento di 150mila euro arrivato dall’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), che ha portato allo sviluppo di nuove metodologie per diagnosticare i tumori. Da poco infatti la ricerca sull’uso del fiuto del cane per diagnosticare i tumori si è spostata anche in Italia. Finora gli studi che hanno evidenziato le incredibili capacità dei cani di “annusare” e scovare vari tipi di cancro, erano circoscritti agli Stati Uniti. Frankie, un incrocio di pastore tedesco diventato oggetto di studio della Endocrine Society, ha mostrato un fiuto infallibile dando risposte positive nell’88% dei casi. In realtà il primo ad osservare il miracoloso fiuto canino fu un giovane medico inglese.

L’impronta digitale del tumore

L’idea nasce dall’osservazione di ciò che accade nell’organismo malato: alterazioni a livello fisiopatologico, che possono essere rintracciate nel respiro o nell’urina. Perché allora non avvalersi dell’infallibile fiuto dei cani per individuare eventuali tracce di cellule tumorali? Nasce così il progetto di arruolamento dei quattro zampe impiegati dall’istituto per questo compito preciso. I cani, tra cui due pastori belga, un bassotto, un dobermann, sono stati quindi addestrati dal Dipartimento di veterinaria della Statale con un training simile a quello usato per i cani addestrati a fiutare droga o esplosivi negli aeroporti. Tra sei campioni di urina devono riconoscere l’unico appartenente a una persona malata di cancro.

Il lavoro è servito al team guidato da Lorenzo Spaggiari, direttore della Chirurgia toracica e responsabile del Programma Polmone Ieo, come fase iniziale per lo sviluppo di otto sensori del naso elettronico. Lo studio si è svolto su 146 pazienti, 70 malati e 76 sani. E’ stata così scattata una sorta di fotografia degli individui sani e di quelli malati, per arrivare a determinare una “impronta digitale” del tumore.

Un fiuto quasi infallibile

I ricercatori parlano del 90 per cento di possibilità di scovare il tumore al polmone.

“Si tratta – spiega Spaggiari – di un programma di screening, da effettuare sui soggetti a rischio, per esempio i fumatori sopra i 50 anni: l’idea sarebbe quella di riuscire, un giorno, a fare questo esame a coloro che sono a rischio dal medico di base. In questo senso si parla di diagnosi precoce: chi avrà degli esiti negativi da approfondire, sarà sottoposto a esami più approfonditi”. Tra questi c’è per esempio la tac spirale a basso dosaggio, che consente di localizzare il tumore e valutarne le dimensioni.

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